Le 6 caratteristiche da guardare prima di scegliere un fondo comune

I fondi comuni di investimento disponibili sul mercato sono decine di migliaia e scegliere quello più giusto per i propri investimenti è un’impresa ardua e rischiosa. Quindi, ecco un elenco di 6 caratteristiche da tenere in considerazione per farsi largo nella vasta offerta di fondi comuni.

Una regola generale sui fondi comuni

Prima di procedere con le 6 caratteristiche da guardare per scegliere un fondo comune d’investimento, è bene ribadire un concetto che non si ripete mai abbastanza: è fondamentale confrontare diversi fondi prima di investire e verificare che non vi sia un conflitto di interessi tra il venditore e il prodotto che sta proponendo.

I fondi comuni, per definizione, sono facilmente accessibili da tutti (in certi casi basta anche una cifra tra i 5 e i 100 euro per farne parte) e per questo, nel mercato ne esistono di tutti i tipi: dai più robusti ai più rischiosi. Confrontare e informarsi, quindi, diventa fondamentale per non cadere in trappola e rimpiangere l’investimento. Ma su quali caratteristiche bisogna basarsi per effettuare questo confronto?

1 – In cosa investe il fondo?

In base ai diversi tipi di fondo comune, è possibile capire quale tipo di strumento finanziario andrà a finanziare il nostro investimento. Ad esempio, tipicamente un fondo obbligazionario sarà meno rischioso, ma con un rendimento potenziale minore, rispetto a un fondo azionario. Invece, un fondo obbligazionario a brevissimo termine (un fondo monetario) sarà molto meno rischioso di un fondo con un orizzonte temporale più lungo.

Ovviamente non esiste una tipologia di fondo perfetta: è molto importante identificare le esigenze in termini di rischio, rendimento desiderato e durata. Sulla base di questi dati si può decidere su quale tipo di fondo comune investire.

2 – Quanto costa investire?

In un fondo comune, il principale costo è rappresentato dalle commissioni di gestione, ovvero il prezzo che si paga ogni anno per avere il servizio di gestione da parte della Società di Gestione del Risparmio e il servizio di consulenza da parte della banca, del promotore finanziario o della stessa SGR.

Più un fondo è complesso, più le commissioni saranno alte. Ad esempio, un fondo monetario avrà commissioni inferiori rispetto ad un fondo azionario. Per ridurre le commissioni, alcune SGR creano fondi execution only, ovvero senza servizio di consulenza.

3 – Sono previste commissioni?

Le cosiddette commissioni di performance (o di incentivo), sono delle quote che il risparmiatore deve pagare quando il fondo ha un rendimento particolarmente positivo costituendo quindi un incentivo per la società di gestione a generare rendimento. Esistono però diversi modi per calcolare queste commissioni e non tutti sono a tutela del risparmiatore: sarebbe opportuno quindi, cercare fondi che applicano il metodo dell’high-water mark (assoluto o relativo) senza reset periodico.

Questo metodo, infatti, allinea al meglio gli interessi della SGR con quelli del cliente perché permette al risparmiatore di pagare solamente quando il valore del fondo supera un massimo assoluto.

4 – Ci sono costi di ingresso o uscita?

Alcuni fondi, e soprattutto alcune modalità d’acquisto, prevedono il pagamento di commissioni di ingresso o di uscita, oppure di switch da un fondo a un altro. È bene tener conto anche di queste.

5 – C’è un benchmark?

Il benchmark è un indice che serve a valutare l’andamento del fondo rispetto al mercato di riferimento. Non tutti i fondi comuni ne possiedono uno: ad esempio, i fondi flessibili non li hanno proprio per loro natura. Quando invece il benchmark è presente, quest’ultimo    costituisce indubbiamente un parametro rilevante per valutare l’andamento del fondo e l’adeguatezza delle commissioni di performance.

6 – Qual è stato il rendimento?

È bene sottolineare che le performance passate non garantiscono in nessun modo la positività di quelle future. Ciononostante, controllare che negli anni e su diversi fondi, il rendimento sia meglio del benchmark e dei fondi concorrenti, è un modo per valutare l’abilità del gestore e della SGR.