Eurobond: cosa sono e come funzionano

Quando si parla di Eurobond ci si riferisce principalmente a due prodotti finanziari diversi, ma con lo stesso nome:

  1. un’obbligazione emessa in un Paese diverso e in una valuta diversa da quello del debitore;
  2. ipotetiche obbligazioni congiunte dei Paesi dell’eurozona.

Ma cosa sono gli Eurobond nel dettaglio? E come funzionano?

Eurobond: obbligazioni emesse all’estero

Come dicevamo, un Eurobond è un’obbligazione emessa in un Paese diverso da quello del debitore e denominata in una valuta diversa da quella del Paese di collocamento del titolo. Ad esempio, verrebbe chiamato Eurobbligazione un titolo collocato su Londra da una società statunitense e denominato in dollari o euro.

Londra è uno dei principali centri del mercato Eurobond, mentre il principale centro di quotazione di questi strumenti finanziari è il Lussemburgo. Ma possono essere negoziati, ovviamente, in tutto il mondo. Altri centri di mercato molto trafficati sono Singapore e Tokyo.

Nel particolare, gli Eurobond prendono il nome della valuta in cui sono denominati: sul mercato, quindi, si troveranno obbligazioni Euroyen o Eurodollar, denominate rispettivamente in yen giapponesi e in dollari americani.

I primi Eurobond furono emessi nel 1963 dalla società Autostrade, che gestiva la rete autostradale italiana. Emisero 60.000 obbligazioni al portatore per un valore di US $ 250 ciascuna per un prestito della durata di 6 anni di US $ 15 milioni, pagando una cedola annuale del 5,5%. Questa mossa fu sostanzialmente una reazione contro l’imposizione della tassa sull’equalizzazione degli interessi negli Stati Uniti, che intendeva ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti riducendo la domanda americana di titoli esteri.

Adesso, la maggior parte degli eurobond sono detenuti e scambiati, in forma elettronica, all’interno di uno dei sistemi di compensazione (ad esempio Euroclear e Clearstream). Il loro funzionamento è del tutto uguale a quello delle obbligazioni societarie tradizionali.

Eurobond: obbligazioni dei Paesi europei

Come dicevamo, gli Eurobond (detti anche stability bond) sono un meccanismo solidale di distribuzione dei debiti a livello europeo proposto per far fronte alla crisi dei debiti sovrani nell’area dell’Euro iniziata nell’estate del 2011. La soluzione ipotizzata è quella di creare obbligazioni del debito pubblico dei Paesi facenti parte dell’eurozona, da emettersi a cura di un’apposita agenzia dell’Unione europea, la cui solvibilità fosse garantita congiuntamente dagli stessi Paesi.

La proposta di queste eurobbligazioni va a inserirsi nella più ampia idea di creare un vero e proprio bilancio europeo.

Tipologie di Eurobond

La proposta di creare questo strumento finanziario ha avuto come conseguenza diverse reazioni politiche provenienti dagli esponenti di tutta Europa e ha anche spinto esperti ed economisti a sollevare qualche dubbio. Per superare questi ostacoli sono state portate avanti diverse proposte.

Blue Bond

L’idea dei Blue Bond nasce nel 2010 in seguito a un articolo del think tank Bruegel, nel quale due economisti propongono un mix di tradizionali strumenti nazionali (red bonds) ed eurobond emessi in comune (blue bonds). In questo modo vorrebbero delineare una via d’uscita durevole e incentivata dal dilemma del debito e aiutare l’Euro a crescere come importante valuta di riserva.

La proposta prevede che gli stati membri dell’UE condividano fino al 60% del PIL come debito nazionale senior, sotto garanzia della responsabilità proporzionale e solidale, riducendo così il costo per questa quota del debito. Per far fronte a ciò che supera la quota di allocazione dei Blue Bond, i singoli Paesi avrebbero emesso titoli di debito nazionale junior, con rigide procedure per un default finanziario controllato. La conseguenza sarebbe una crescita del costo marginale del debito pubblico e un miglioramento della disciplina fiscale.

A trarne beneficio sarebbero:

  • i Paesi più piccoli, con titoli sovrani relativamente poco liquidi (come Lussemburgo e Austria) poiché ne deriverebbe liquidità extra;
  • le nazioni più grandi, come la Germania, che vedrebbero comunque un abbassamento dei propri costi rispetto ai livelli precedenti;
  • i Paesi con alta incidenza debito/PIL (come Italia, Grecia e Portogallo) che riceverebbero un forte incentivo a politiche fiscali rigorose.

Proposta Prodi-Quadrio Curzio

Un’altra proposta arrivò dagli economisti Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio. L’idea era di creare obbligazioni sovrane (denominate EUB-EuroUnionBond) garantite dalle riserve auree detenute dai paesi della zona euro, ammontanti a circa 450 miliardi di euro. A ciò si aggiungeva la garanzia basata sul pegno di azioni di società sotto controllo statale. In questo modo si sarebbe creato un Fondo Finanziario Europeo, contenente una dotazione di circa 1.000 miliardi di euro.

Proposta della Commissione europea

In seguito a queste proposte, la Commissione europea ha espresso il proprio parere e ha suggerito che gli European Bond vengano emessi dalle 17 nazioni della zona euro in maniera congiunta, in modo da contrastare la crisi finanziaria in quel momento in atto. L’introduzione di questi strumenti avrebbe significato la condivisione di emissioni sovrane tra gli stati membri e la ripartizione dei relativi flussi di entrata e dei costi di gestione del debito.

Reazioni agli Eurobond

Le proposte lanciate sull’onda della crisi del 2011 non hanno però convinto tutti gli Stati membri dell’UE. Se, infatti, Paesi fortemente indebitati come Italia e Grecia hanno da sempre spinto in favore di questa soluzione, nazioni economicamente più forti come la Germania le hanno osteggiate nel timore che avrebbero favorito politiche nazionali azzardate con conseguente aumento dei tassi di interesse sul debito. (sources: Source 1,  Source 2,  Source 3)

Tutt’oggi queste divergenze non sono state superate e, con cadenza ricorrente, vengono proposti strumenti molto simili agli Eurobond, senza che nulla venga alla fine attuato.

In ogni caso, l’attuale presidente della BCE Christine Lagarde, in piena corsa per l’elezione, si dichiarò fortemente favorevole a “titoli sovrani comuni”.

Considerando che tutte le opzioni descritte sono state per il momento solo progettate e mai messe in pratica, il 2020 potrebbe essere l’anno degli Eurobond?
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