Dal fitness al wellness sostenibile, la parabola dello Steve Jobs di Romagna

Un rifiuto e un’intuizione. Da qui comincia l’avventura di Nerio Alessandri, l’imprenditore italiano che con Technogym ha inventato un nuovo modo di intendere il movimento. Salvo poi alzare il tiro inaugurando un paradigma di benessere e cura della persona, a partire dalla creazione della Wellness Valley, un vero e proprio distretto dedicato allo stare bene e alla sostenibilità.

 

Lo Steve Jobs di Romagna

Nato e cresciuto a Gatteo, nella provincia di Forlì, da un capomastro e una operaia, studia da perito meccanico industriale e subito dopo il diploma inizia a lavorare alla Roda, una realtà locale che realizza attrezzature per il packaging ortofrutticolo. Qui impara come sviluppare un prodotto sin dal disegno e conosce alcuni dei suoi futuri fornitori.

Il sogno nel cassetto del giovanissimo Nerio è, però, un altro: fare lo stilista per uno dei maggiori protagonisti del made in Italy anni Ottanta. “Scrissi a Giorgio Armani per avere un appuntamento. Non mi rispose. Mi gettai anima e corpo nella mia impresa proprio a causa di quel rifiuto”. Davanti a quel vicolo cieco si accende la sua vocazione puramente imprenditoriale. 

A migliaia chilometri di distanza fa in Romagna quello che Steve Jobs stava facendo negli stessi anni nell’informatica, nel cuore della Silicon Valley: individua un settore (quello delle attrezzature sportive) ancora arretrato e destinato agli addetti ai lavori e porta in esso innovazione e design, non limitandosi così ad allargare il proprio mercato, ma inventandone di fatto uno nuovo.

“A 22 anni ero un giovane designer industriale molto appassionato di sport. Mi sono iscritto a una palestra di Cesena e mi sono accorto che al suo interno c’erano solo attrezzi di base. Pesi, panche e poco più. Ho subito intravisto l’opportunità di creare qualcosa di inedito, di innovare disegnando attrezzi più sicuri e facili da usare, così la sera, nei week-end e nel tempo libero ho progettato e costruito nel mio garage il mio primo macchinario”.

 

Vuole che l’attrezzo sia innanzitutto divertente, ma che assecondi la forma del corpo umano e minimizzi il carico sulla schiena. Durante i fine settimana nel garage del padre realizza l’hack squat, il primo macchinario Technogym (che come azienda nascerà solo nel 1983).

Il test fatto nella sua palestra di Cesena fa ben sperare e così produce 150 esemplari del prototipo.

 

Dal fitness al wellness

I genitori temono che l’iniziale successo sfumi presto dal momento che un business del fitness in quel momento semplicemente non esiste. Alessandri vede in tale rischio una prateria di possibilità. Lascia l’impiego alla Roda e affitta la prima sede dell’azienda: un piccolo capannone di Gambettola dove avvia la produzione con alcuni vicini e parenti. Parte con 2 milioni e 800mila lire senza il sostegno di finanziatori o soci, ma riesce a vendere i macchinari con pagamento anticipato.

In due anni Technogym esplode: lo stabilimento diventa di oltre 2mila metri quadri e il brand comincia a parlare non solo agli amanti del fitness, vale a dire una nicchia di sportivi, ma a tutti gli appassionati di wellness, un orizzonte molto più ampio e inclusivo. Nel 1992 il payoff “The Wellness Company” viene integrato al logo.

Sono oggi oltre 32mila i centri attrezzati dalla società di Nerio Alessandri, 10mila le palestre aziendali, 16mila gli hotel e le navi da crociera che ospitano suoi macchinari. Includendo anche 300mila palestre domestiche e oltre 6mila tra scuole, università e associazioni sportive, sono almeno 50 milioni le persone che si allenano su un attrezzo Technogym in 100 diversi Paesi.

Insieme allo sbarco in Borsa, nel 2016, all’interno dell’indice Ftse Italia Mid Cap dell’Mte, la nomina a fornitore ufficiale dei Giochi olimpici dal 2000 in avanti costituisce una tappa chiave per la storia dell’azienda. I risultati finanziari non mancano: nel 2017 l’utile netto è stato di 61,2 milioni (in crescita del 42% rispetto solo all’anno precedente).

 

Dal wellness alla sostenibilità

Alessandri non ha però intenzione di fermarsi qui. Secondo l’imprenditore romagnolo non ci può essere wellness senza felicità personale, ma anche senza etica, senso civico, rispetto dell’ambiente e delle persone. Nella sua visione il wellness deve riassumere “tutti gli elementi della sostenibilità”, intesa quest’ultima come “la cultura nei confronti del territorio e delle persone”, come “rispetto, relazione e capacità di dare longevità alle nostre imprese ed eternità al nostro pianeta”. 

Con tale prospettiva ha lanciato la Wellness Foundation e la Wellness Valley, in un’ottica non più di miglioramento individuale, ma di benessere globale, raggiungibile attraverso l’educazione al movimento, una corretta alimentazione e sani stili di vita.