Susan Wojcicki, la super mamma artefice del successo di YouTube

Ai non addetti ai lavori il suo nome non dirà molto, ma la piattaforma di cui è CEO, YouTube, è la principale fonte di “approvvigionamento” video per tutti. Già dirigente di lungo corso in Google, Susan Wojcicki non è solo una delle poche donne manager nell’ambito delle società del web, ma ha contribuito anche alla sua costruzione. E come in tutte le storie di startup californiane che si rispettino, anche nel suo caso c’entra un garage.

 

Le opportunità arrivano quando meno te le aspetti

Gli studi dai quali Susan parte non sono quelli canonici da nerd o da esperta di marketing: a matematica ed economia preferisce storia e letteratura, a Harvard. I genitori le instillano solo l’amore per lo studio e la consuetudine con i campus blasonati degli Usa. Il padre da presidente del dipartimento di fisica della Stanford University, la madre da docente della Palo Alto High School. Sarà un esame in informatica ad aprirle gli occhi su quello che stava succedendo nella Silicon Valley di quegli anni. A quel punto segue un master in economia e un Mba alla University of California. I primi passi lavorativi li muove nel marketing, in particolare dentro Intel e Bain & Company.

La mossa che risulterà decisiva sarà, però, di carattere “immobiliare”, non accademico. A Menlo Park, nella Bay Area di San Francisco, compra una villa. Per poter pagare il mutuo, nel 1998 decide a quel punto di affittare il garage a due amici informatici in cerca di una prima e spartana sede: Larry Page e Sergey Brin, gli inventori di Google. Un anno dopo – mentre è incinta di quattro mesi – diventa la dipendente numero 16 di quella che era una piccola azienda del web e da quel momento comincerà ad avere un ruolo chiave nella sua crescita. In una lectio agli studenti della Johns Hopkins University riassumerà così il senso di quegli anni: “La vita non ti offre l’occasione perfetta al momento giusto. Le opportunità arrivano quando meno te le aspetti […] Raramente ti vengono presentate in modo perfetto. In una bella scatoletta con un fiocco giallo in cima. ‘Ecco, aprilo, è perfetto. Lo amerai’. Le opportunità – quelle buone – sono disordinate, confuse e difficili da riconoscere. Sono rischiose. Ti sfidano. Ma le cose accadono così velocemente perché il nostro mondo sta cambiando […] Devi prendere decisioni basate sul fatto che il mondo continuerà a cambiare, sulla convinzione che lo status quo sarà soppiantato da qualcosa di meglio”.

 

Mille successi e cinque figli

Dentro Google, Susan si occupa da subito di sviluppo del business. Tante sono le trovate che le vengono attribuite, ma quella forse più d’impatto è quella di modificare il logo dell’azienda in occasione di anniversari ed eventi: il doodle celebrativo, insomma, lo partorisce lei. Nel 2003 propone AdSense per aumentare la raccolta pubblicitaria. Supervisiona la progettazione e la progettazione anche di AdWords, DoubleClick e Analytics.

Quando mette le mani su Google Video, nel 2006, ha la prontezza di cogliere il potenziale di YouTube e di suggerirne l’acquisto, operazione che andrà in porto per 1,65 miliardi di dollari. È il primo gradino verso il podio da CEO, raggiunto nel 2014. Adesso fa parte del cosiddetto L-Team (il ristretto gruppo di dirigenti che presidia settori chiave per l’azienda e che riporta direttamente al numero uno Larry Page) e ha seguito il lancio di nuovi servizi come YouTube Music e Premium.

Sotto la sua guida, la piattaforma è cresciuta fino a valere qualcosa come 90 miliardi di dollari e in parallelo lei è diventata la settima donna più potente del mondo. Senza dimenticare un impegno diretto per i diritti delle mamme lavoratrici e la “lotta” al gender gap nel settore della tecnologia. A lei si deve per esempio l’aumento delle assunzioni di donne in YouTube. E per dimostrare con i fatti che una carriera ai massimi livelli è possibile, non ha rinunciato ad avere una famiglia e cinque figli. “Se le donne non partecipano alla tecnologia – insiste – perdono la possibilità di influenzare il più grande cambiamento economico e sociale di questo secolo”.