Sostenibilità sociale nell’emergenza sanitaria da Covid-19

Uno dei rischi nascosti dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo è quello di concentrarsi unicamente sul pericolo imminente di contagio, ignorando gli effetti a lungo termine: ingiustizia sociale e costi, non solo economici, enormi.

Quando si parla di sostenibilità ambientale, è bene tenere conto anche della sostenibilità economica e di quella sociale, entrambe di pari importanza, e valutare in che modo e quanto le tre realtà s’intrecciano.
È in questo modo che si valutano le priorità per il futuro e si costruisce un piano d’azione.

Gender gap e altri disagi: come sono amplificati dall’emergenza sanitaria

Secondo il nuovo Rapporto Censis Tendercapital sui buoni investimenti “La sostenibilità al tempo del primato della salute” – presentato al Senato italiano il 23 novembre scorso – l’emergenza da Covid-19 ha contribuito ad approfondire disagi già esistenti e a crearne di nuovi, ampliando la disparità tra famiglie.

Un esempio è il significativo aumento di persone sulla soglia della povertà in Italia: sono infatti in totale 5 milioni gli italiani che hanno difficoltà a mettere in tavola un pasto, di cui 600 mila aggiuntesi solo durante l’emergenza, 7,6 milioni di famiglie hanno visto peggiorare gravemente il proprio tenore di vita, con un’incidenza particolare nelle famiglie a basso reddito, mentre 9 milioni di persone hanno dovuto ricorrere a prestiti da banche o da familiari per integrare il proprio reddito.

In generale, gli italiani vivono una situazione di insicurezza, in cui la possibilità di perdere il proprio reddito è reale e concreta: il 53% delle persone a basso reddito lo teme.

Se poi l’uso del digitale nel mondo del lavoro ha visto una massiccia evoluzione in pochi mesi, con l’adattamento di moltissimi uffici allo smart working, non si può dire che ci siano solamente lati positivi.

Il 34,8% delle donne infatti lamenta una situazione lavorativa peggiore rispetto a prima dell’emergenza sanitaria, contro il 23,9% degli uomini che dichiara lo stesso, intensificando così una disparità già presente nel nostro Paese.

Il lavoro è diventato più faticoso per il 52,1% delle donne, rendendo ancora più difficile la conciliazione tra lavoro e vita privata.

Come agire nel futuro per guadagnare la sostenibilità sociale

La sostenibilità sociale è una priorità per il 65,1% degli italiani, che ritengono che i diritti delle persone siano una priorità, anche davanti ai temi ambientali.

Alcune misure per raggiungere la sostenibilità ambientale, infatti, sono viste dal 76,4% degli italiani come penalizzanti nei confronti dei meno abbienti: ne sono un esempio il divieto di circolazione per i mezzi più vecchi e l’obbligo di cambio della vecchia caldaia, imposizioni nei confronti di chi possiede ancora mezzi vecchi perché non può permettersene di nuovi.

Sulla stessa onda, il 74,6% degli italiani è contrario al finanziamento dei mezzi pubblici non inquinanti tramite l’aumento del costo del biglietto.

Forse è proprio a causa della pandemia che la sostenibilità sociale risulta attualmente la priorità assoluta degli italiani, come specchio della maggiore difficoltà del momento.

Ma quali sono per gli italiani le soluzioni per raggiungere l’agognata sostenibilità sociale?
L’86,1% degli italiani è favorevole al protezionismo contro i prodotti di Paesi che non rispettano le regole italiane dal punto di vista sociale e sanitario.
E sulla stessa onda l’82,1% degli italiani è favorevole all’imposizione di rimanere su suolo Italiano agli stabilimenti che producono beni e servizi essenziali: un esempio è la produzione di mascherine e respiratori durante la pandemia.

Scenari del post-emergenza

Nel corso di questa emergenza sanitaria, lo Stato è stato ed è l’ente preposto a risolvere tutti gli effetti del lockdown sulle attività commerciali e di conseguenza sui posti di lavoro, all’apparenza disponendo di risorse illimitate.

La realtà però purtroppo non è questa: tutti i debiti accumulati in questi mesi difficili dovranno essere ripagati e ci si dovrà confrontare con una realtà in cui le risorse sono più limitate e i costi da sostenere per una ripartenza maggiori.

Plausibilmente, non sarà più un compito dello Stato la realizzazione di una sostenibilità sociale, accogliendo le richieste dei cittadini con l’impiego delle risorse pubbliche, ma dovrà essere invece la finanza a trasferire i risparmi delle persone verso investimenti consapevoli dal punto di vista della giustizia sociale.
Anche le imprese avranno il loro ruolo: dovranno infatti prestare attenzione non solamente al ritorno economico, che resterà di importanza fondamentale, ma anche all’impatto sociale di ogni azione.

Grandi protagonisti della sostenibilità sociale del futuro saranno quindi i soggetti di mercato, che dovranno integrare nel loro operato anche tutto ciò che riguarda la società e l’ecologia, di propria spontanea volontà.