Richard Branson, il capitalista hippie che ha superato la dislessia guardando allo spazio

Per arrivare in altri mondi a volte può bastare una canzone, altre invece bisogna salire a bordo di un aereo e decollare verso mete ignote. In entrambi i casi, ci può essere lo zampino di Richard Branson, il capitalista hippie che con i suoi folli business ha deciso di condurci per mano alla scoperta di destinazioni, è il caso di dirlo, galattiche.

 

Il primo amore, la musica

Sir Richard Branson è diventato baronetto per i suoi meriti manageriali, non per i suoi avi: figlio di un avvocato e di una hostess del Surrey, nel Regno Unito, abbandona gli studi a 16 anni a causa della dislessia. La mancanza di studi prestigiosi e la balbuzie, però, non gli impediscono di creare un’azienda dopo l’altra e quasi sempre con successo: oggi il suo patrimonio netto si aggira intorno ai 4 miliardi di dollari.

Ancora adolescente fonda il magazine “Student”, un giornalino scolastico letto anche fuori dalla sua scuola. L’unico che ne intravede il potenziale è però, il preside che in un colloquio con i genitori profetizza: “Questo ragazzo o finisce in galera o diventa milionario”. Grazie a un piccolo investimento della madre, il giovanissimo editore si allarga: inizia a intervistare rockstar e parlamentari, attirando sulle proprie pagine anche sponsor importanti.

La musica diventa presto la sua passione esclusiva, tanto che dopo gli anni del liceo, insieme con i suoi soci affitta un magazzino sopra un negozio di scarpe dove vendere dischi a buon mercato. Il negozio viene battezzato “Virgin” perché tutti i soci sono davvero a digiuno di esperienze imprenditoriali. Dopo aver sperimentato all’inizio degli anni Settanta la vendita via posta, viene creata una etichetta discografica a tutti gli effetti. Il primo contratto fortunato è quello fatto a Mike Oldfield: nel 1973, il suo album di esordio, “Tubular Bells”, riesce a vendere circa cinque milioni di copie.

In poco tempo la Virgin diventa la casa discografica di Genesis, Sex Pistols, Rolling Stones, Simple Minds, passando per artisti come Phil Collins, Bryan Ferry e Janet Jackson. Nel 1987, il brand inglese sbarca negli States e nasce la Virgin Records America che estende il suo raggio di azione ad altri settori.

Branson è pronto per nuove avventure così cede la sua creatura alla EMI: la vendita viene conclusa nel 1992 per la cifra astronomica di 550 milioni di sterline.

 

La compagnia aerea

Il capitalista hippie vuole dedicarsi a un altro dei suoi grandi amori, oltre alla musica: il volo. Nasce la compagnia aerea Virgin Atlantic Airways. Di lì a poco vedranno la luce, oltre all’Atlantic, dedicata ai viaggi intercontinentali, anche la sorella low cost europea, la Virgin Express, e le due Virgin Blue e Virgin America, rispettivamente in Australia e negli Stati Uniti.

Il no profit è un altro dei suoi pallini: Branson è da sempre un filantropo, ecologista e pacifista convinto. Ma anche un eccentrico uomo d’affari che abita su un atollo caraibico privato (l’isola Necker, parte delle Isole Vergini britanniche situata poco a nord di Virgin Gorda) e che è famoso per le sue imprese sui generis. Ha attraversato il canale della Manica in kite surf (all’età di 61 anni), sta finanziando il primo ristorante subacqueo del mondo (a Portofino), e ha annunciato ferie illimitate per i suoi dipendenti. Perché nella sua filosofia “contano i risultati, non le ore che passi in ufficio”.

 

L’avventura dello spazio

Il business più ambizioso è però, quello avviato da Branson nel 2004 con “Virgin Galactic“, la prima compagnia a organizzare viaggi turistici nello spazio.

L’obiettivo della Virgin Galactic è quello di portare i turisti in volo nello spazio trasportandoli all’inizio della stratosfera per far loro provare l’esperienza dell’assenza di gravità. Il primo volo ai limiti della stratosfera, circa 100 chilometri dalla Terra, avrebbe dovuto partire prima della fine del 2014. Nel novembre 2014 un incidente durante un volo di test fece esplodere la navetta SpaceShipTwo e uccise uno dei due piloti. Nonostante il rallentamento della fase sperimentale e lo slittamento sempre più avanti dei primi viaggi, sono più di 700 i clienti che hanno pagato in anticipo la quota di 250mila dollari per andare in orbita; tra loro anche le celebrity Lady Gaga, Justin Bieber e Ashton Kutcher.