Mercato dell’arte da record. In asta opere di Bansky, Picasso e Van Gogh

Il mercato dell’arte è in salute e va a gonfie vele. Lo dimostrano le recenti rassegne internazionali, come Art Basel, Frieze London e Fiac a Parigi che hanno registrato affluenze e vendite da record con opere di Basquiat, di Rauschenberg, di De Chirico e di Emilio Vedova aggiudicate a suon di milioni già nei primi giorni delle kermesse. È questo uno degli indicatori sociali ed economici utili a valutare un settore che attrae costantemente e che sembra vivere trend positivo nonostante le restrizioni rese necessarie dalla pandemia Covid-19.
Una ripresa confermata anche dal fermento delle case d’asta internazionali come Christie’s e Sotheby’s che, in una sorta di “guerra” al rialzo, si contendono la leadership del settore offrendo al mercato internazionale opere d’arte di artisti come Bansky, Picasso e Van Gogh.
Anche il mercato italiano, dopo una fisiologica flessione dovuta alla crisi pandemica e ai lockdown, è in netta ripresa e punta sul settore digital.

VAN GOGH DA RECORD

Ultima in ordine di tempo l’asta di Christie’s dello scorso 12 novembre dove fra le opere protagoniste ha spiccato l’acquarello di Van Gogh, “Meules de blé” (eseguito nel 1888 ad Arles, in Provenza) uno dei top lot del catalogo “The Cox Collection: The Story of Impressionism”, che ha stabilito il nuovo record mondiale per un’opera su carta dell’artista olandese aggiudicato per circa 36 milioni di dollari. La stima di partenza era di 20 milioni.

Circa un mese prima, ad impressionare il mercato ci aveva pensato Sotheby’s con 11 opere di Pablo Picasso, fra sculture e tele, vendute per 110 milioni di dollari. Nel lotto il celebre “Donna con berretto rosso-arancio” del 1938, che ha incassato il prezzo più alto raggiungendo i 40,5 milioni di dollari.

22 MILIONI DI EURO PER IL BANKSY “SEMIDISTRUTTO”

Se Van Gogh e le 11 opere di Picasso hanno “scosso” il mercato, ci ha pensato l’opera dell’artista britannico Banksy ad aumentare la passione per l’arte registrando un nuovo record personale per l’opera semidistrutta, “Love is in the Bin”, venduta da Sotheby’s per 22 milioni di euro. Nel 2018 il dipinto era già apparso sul mercato con il nome “Girl with Balloon” ed era stato venduto per quasi 1,1 milioni di sterline (1,3 milioni di euro). Grazie ad una provocatoria trovata dell’artista l’opera si era in parte distrutta subito dopo esser stata aggiudicata, un tritacarte attivatosi subito dopo l’acquisto aveva danneggiato il dipinto rendendolo visibile solo in parte. L’autodistruzione portò una pubblicità negativa alla casa d’aste, rea di non essersi accorta del congegno interno, ma certamente non scoraggiò il compratore che vide nel danno una potenziale valorizzazione dell’opera, confermata dall’attuale valore di mercato: il prezzo dell’opera dal 2018 è salito di quasi 18 volte.

MERCATO DELL’ARTE IN ITALIA

Secondo i dati diffusi dalla ricerca “Arte: Il valore dell’industry in Italia”, realizzata dall’Osservatorio Nomisma, l’industria dell’arte in Italia genera un volume d’affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di indotto, e dà lavoro a circa 36 mila addetti nell’intera filiera produttiva. Sul piano europeo, l’Italia rappresenta il 2% del mercato rispetto alle vendite a valore delle opere d’arte, quota che sale al 6% con l’uscita del Regno Unito dall’UE.

La ricerca, prima nel suo genere, si pone come obiettivo quello di realizzare un’istantanea del mercato dell’arte in Italia e del suo impatto economico e occupazionale sul Paese. Per stimare il reale valore dell’industria dell’arte in Italia, lo studio considera l’intero universo degli operatori che gravitano attorno alla filiera. Le principali sfide di settore che attendono il nostro Paese sono la semplificazione normativa, la riduzione del gap formazione/lavoro e la digitalizzazione. Vincerle significa consentire all’Italia di riappropriarsi del ruolo di “fabbrica della bellezza” nel mondo.

Nel 2019 il fatturato di case d’asta, gallerie, antiquari e mercanti d’arte ha raggiunto quota 1,04 miliardi di euro, cui si aggiungono 420 milioni di euro derivanti da logistica, pubblicazioni, assicurazioni, fiere, istruzione e restauratori. Per ogni euro del volume d’affari registrato nel mercato dell’arte, secondo l’effetto moltiplicatore calcolato dai ricercatori di Nomisma, si stima un output di 2,60 euro, motivando così l’enorme impatto economico complessivo sul Paese, pari a 3,78 miliardi di euro. In questo scenario, la pandemia Covid-19 ha avuto l’effetto di accelerare alcuni processi già in evidenza nel settore, quali la specializzazione e la digitalizzazione.

NUMERI DEL SETTORE

Negli ultimi anni, sempre secondo i dati Nomisma, si è evidenziata una riduzione del numero dei player nel mercato a fronte di un aumento del fatturato complessivo. Nel 2019 operavano in Italia 1.667 gallerie, 610 unità in meno rispetto al 2011. Situazione simile a quella degli antiquari, che da 1.890 nel 2011 sono diventati 1.593 nel 2019. Tuttavia, le transazioni hanno avuto un balzo in avanti del 2%, rispetto al 2011. Ad emergere sono le imprese più virtuose e competitive, in grado di specializzarsi e adattarsi alle esigenze del mercato nazionale e internazionale. La contrazione economica causata dalla pandemia ha indotto le realtà a implementare ulteriormente la digitalizzazione.

MERCATO INTERNAZIONALE

Se in Italia il mercato dell’arte è in salute anche fuori dai confini nazionali assistiamo ad una forte ripresa, anche grazie alle aste di Christie’s e Sotheby’s che trainano l’indotto con numeri confortanti. Che il livello di salute sia ottimale lo si evince grazie ai numeri complessivi raggiunti con la ripresa delle aste in presenza.

La vendita serale di arte del XX e XXI secolo di Christie’s a Londra ha mostrato i segni di un mercato che sta tornando alla normalità portando nelle casse della casa d’aste londinese un totale di 64,6 milioni di sterline (88,3 milioni di dollari) in 40 lotti, con un incremento del 18% rispetto ai risultati del 2020.

Risultati ottimali anche per Sotheby’s che ha guadagnato un totale di 64,5 milioni di sterline (88,8 milioni di dollari), grazie al traino dalla vendita dell’opera semidistrutta di Banksy e di alcuni capolavori italiani del dopoguerra, vendute a colpi di milioni opere di Lucio Fontana, Luciano Fabro, Enrico Castellani, Piero Manzoni e Alighiero Boetti.