Mario Moretti Polegato, dalle calzature che respirano alle auto che non inquinano

“Sappiamo fare moda, sappiamo fare tecnologia e siamo sensibili al clima”.

Con queste parole Mario Moretti Polegato riassume la triplice vocazione di Geox, l’azienda nata a metà degli anni Novanta dopo che colossi come Nike rifiutarono l’idea della membrana traspirante per le scarpe. Un brevetto che ha portato oggi il gruppo di Montebelluna (Treviso) a vendere decine di milioni di calzature all’anno attraverso 110 negozi monomarca e a essere un esempio di impresa attenta al Pianeta attraverso diverse pratiche virtuose.

 

La sostenibilità nel nome

Dopo gli studi in agraria con specializzazione in enologia, Mario Moretti Polegato si dedica inizialmente alle attività di famiglia nel settore agricolo e ha l’intuizione di una tecnologia capace di far respirare i piedi a contatto con la suola di gomma. Per la sua azienda, nel 1995, conia un nome, Geox, che unisce la parola greca geo (che rimanda alla Terra e alla natura) con una x (che richiama foneticamente alla tecnologia e alla ricerca). Da subito il suo obiettivo è quello di mettere al centro le persone, con delle calzature non solo belle, ma soprattutto comode e funzionali.

“Il 75% delle collezioni è realizzato con materiale sostenibile e ogni anno l’impatto ambientale delle fabbriche, degli uffici, dei negozi viene ridotto”

 

Ben presto la scarpa che respira viene affiancata dalla giacca che respira. In un crescente impegno verso il benessere del cliente e del pianeta. Oggi, come spiega lo stesso Presidente, il 75% delle collezioni è realizzato con materiale sostenibile e ogni anno l’impatto ambientale delle fabbriche, degli uffici, dei negozi viene ridotto. I materiali usati sono spesso riciclabili o riciclati, frutto di un mix di ricerca e sviluppo che viene sostenuto con il 2% del fatturato.

Non solo. L’azienda si è munita di un Codice etico e un Codice di condotta che disciplina i rapporti con dipendenti e fornitori. Sono tre le aree principali di applicazione: capitale umano, salvaguardia ambientale e trasparenza della supply chain. Diverse le ripercussioni pratiche, dal divieto di ricorrere al lavoro minorile o forzato a quello di attuare pratiche discriminatorie. Dal pagamento di un salario minimo al rispetto dell’orario di lavoro massimo consentito per legge incluse le ore di straordinario; dalla definizione di specifici piani di tutela della salute e sicurezza dei dipendenti al rispetto delle norme riguardanti l’uso di sostanze chimiche pericolose, lo smaltimento dei rifiuti, la gestione dell’acqua e delle eventuali emissioni gassose; dalle pratiche anticorruzione alla partecipazione al piano di audit indipendente.

 

Il laboratorio della Formula E

Partendo da questo sforzo di diminuire l’impronta ambientale delle proprie attività, Geox ha deciso di fare qualcosa di più promuovendo la diffusione dei veicoli elettrici. Per questo dal 2018 partecipa al Campionato Mondiale di Formula E con il Team Geox Dragon.

«Non c’è marchio più titolato a difendere il diritto ad avere aria pulita, a respirare a pieni polmoni per poter vivere sani e a lungo. Questo è possibile solo se riduciamo le emissioni e miglioriamo la qualità dell’aria delle nostre città, dei nostri Paesi, del mondo. Ogni persona e ogni azienda può e deve dare il suo contributo».

La sostenibilità ambientale, insomma, non è perseguita da Geox solo attraverso campagne tradizionali, per quanto meritorie, come il sostegno al WWF per tutelare il Panda Gigante in Cina, ma anche con questo particolare impegno in uno sport, la Formula E, che può essere un laboratorio di ricerca all’avanguardia.

Dice ancora Moretti Polegato che essa «rappresenta la perfetta fusione di sport, tematiche ambientali, ricerca e innovazione, elementi che sono alla base dello sviluppo Geox. Nel 2040 le auto elettriche prodotte nel mondo arriveranno a 60 milioni […]. Di solito nel mondo delle competizioni sportive si parla solo di sport, noi invece vogliamo portare una visione sociale. Nella vita non c’è solo economia o competizione, non c’è solo denaro, ma anche buon senso. Le nuove generazioni esigono una maggiore tutela ambientale da parte di tutti. Lo trovo giusto e fondamentale. E attraverso questo nostro impegno vogliamo contribuire a realizzare questa transizione ecologica».