Le tecnologie che salvano le foreste

Le foreste rappresentano l’oro verde del Pianeta. Nonostante ciò, le attività di deforestazione a livello mondiale continuano senza sosta: solo nell’ultimo anno il mondo ha perso una superficie alberata pari all’estensione dell’Italia. A sostenerlo è Global Forest Watch (GFW),

del World Resources Institute. Nel 2017 sono stati mandati in fumo 294mila km quadrati di foreste a livello globale e la deforestazione ha aggiunto all’atmosfera 7,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, circa il 50% in più delle emissioni prodotte dall’intero settore energetico degli Stati Uniti. Le aree più fragili sono ovviamente quelle tropicali, dalla Foresta Amazzonica al bacino del Congo.

 

Le soluzioni

Associazioni, imprese e startup si stanno muovendo per cercare di invertire la pericolosa tendenza. Il 15 novembre a Ginevra l’associazione italiana Pefc (Programme for endorsement of forest certification schemes) assieme a un team di innovatori ha presentato Trace, un progetto che attraverso sensori su ogni albero valuta come la foresta sta percependo il cambiamento climatico. Ogni pianta è stata dotata di un “Tree talker”, un dispositivo basato sull’Internet delle Cose in grado di fornire in tempo reale una rete di monitoraggio delle funzioni dell’albero. I sensori misurano diversi parametri eco-fisiologici, quali i flussi d’acqua, la crescita in diametro, la quantità e la qualità del fogliame, la stabilità, la respirazione, la salute e la mortalità degli alberi in risposta a fattori umani e climatici. Inoltre, l’analisi dei dati tramite algoritmi di apprendimento automatico e cloud computing, consente di correlare una grande quantità di dati e ricavare informazioni personalizzate. Nelle condizioni di fragilità in cui vertono gli ecosistemi terrestri a causa dei cambiamenti climatici, la gestione e la certificazione delle foreste svolgono un ruolo sempre più importante. Misurare con strumenti innovativi la capacità degli ecosistemi di stoccare carbonio o di essere resilienti ai cambiamenti ambientali è fondamentale per prendere decisioni in merito al miglioramento della qualità e della redditività della gestione forestale.

Anche il mondo accademico cerca soluzioni per contrastare la deforestazione. Lo spinoff dell’Università di Oxford BioCarbon Engineering ha realizzato un drone in grado di piantare 120 alberi al minuto e rendere così più rapido, economico e sostenibile il rimboschimento di aree più difficilmente raggiungibili dall’uomo.

 

Il maxi progetto brasiliano

Per cercare di salvare l’Amazzonia, la foresta pluviale tropicale più grande del mondo, la ong statunitense Conservation International ha annunciato la più grande opera di riforestazione tropicale della storia che, entro i prossimi sei anni, prevede la piantumazione di 73 milioni di alberi. Conservation International utilizzerà una nuova tecnica di piantumazione chiamata “muvuca”. La muvuca prevede la posa di centinaia di semi di alberi nativi di varie specie in ogni metro quadrato di terreno deforestato, la selezione naturale consentirà poi alle piante più idonee di sopravvivere e prosperare. Uno studio condotto dalla Fao ha rivelato che oltre il 90 per cento delle specie di alberi autoctone piantate utilizzando il metodo muvuca germinano e sono in grado di sopravvivere anche a periodi di siccità lunghi fino a sei mesi. L’intero processo virtuoso di tutela della foresta amazzonica potrebbe però essere messo in discussione dal nuovo presidente del Brasile James Bolsonaro. Il presidente ha dichiarato che il suo paese non seguirà le orme degli Stati Uniti di Donald Trump e resterà nell’Accordo di Parigi sul clima, ma a condizione che a Brasilia sia data piena sovranità proprio sulla gestione della foresta.