Le grandi aziende investono nella sharing economy

Sharing economy e turismo: le grandi aziende investono nell’economia collaborativa del loro settore. Prime fra tutte le catene alberghiere che puntano sulla sharing economy dell’ospitalità.

Il caso più eclatante è quello di Accor Hotel, una della maggiori catene alberghiere al mondo, che negli ultimi due anni ha acquisito per 148 milioni di euro Onefinestay, sito inglese di appartamenti di lusso in affitto per brevi periodi, e anche il 30% delle quote societarie dell’argentina Oasis Collection, la francese Squarebreak (per 3 milioni di euro) e l’americana broker di ville di lusso Travel Keys: tutte imprese innovative specializzate nell’affitto temporaneo di case di alto livello. E non è tutto: il ramo gestioni della società francese ha intenzione di investire altre decine di milioni per contrastare il colosso Usa Airbnb, rafforzando lo sviluppo internazionale di Onefinestay. L’obiettivo dell’azienda è anche essere aderenti ai bisogni dei clienti offrendo una gamma completa di prodotti. Non puntando su un intermediario alla Airbnb, ma su un servizio che propone case di alta qualità con prestazioni equiparabili a quelle alberghiere. Proprio come fa l’Italiana Sweetguest, che ottimizza gli annunci dei suoi clienti su Airbnb e gestisce l’affitto breve con servizio di check-in e check-out, pulizie, biancheria di alta gamma e altri benefit. Anche in questo caso, a investire nella società italiana è stata una catena alberghiera, IH Hotels, catena che oggi conta undici strutture tra Milano, Roma e Firenze. Per IH Hotels quella di Sweetguest non è un’attività concorrente ma complementare.

Nel 2015 anche Hyatt Hotels e Wyndham hotels avevano investito su società concorrenti di Airbnb. Wyndham, che comprende brand come Ramada, ha investito (fonti non ufficiali parlano di 7,5 milioni di dollari) in LoveHomeSwap, un servizio per scambiare casa tra privati. Vista la continua espansione di Airbnb il concetto potrebbe essere il seguente: “Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico”. O, in questo caso, acquisiscilo.

 

Sharing economy e mobilità

La tendenza, infatti, sembra non fermarsi al mondo dell’ospitalità: in quello della mobilità il precursore è stato Avis Autonoleggi che già nel 2013 aveva compreso le potenzialità della sharing economy tanto da investirci. L’acquisizione di Zipcar, una delle prime società di car sharing nate nel mondo, ha raggiunto un valore di 500 milioni di dollari. A seguire a ruota è stato il Gruppo Europcar che, dopo l’acquisto del car sharing Ubeeqo nel 2014, si è buttato sul mercato italiano. Attraverso Ubeeqo ha acquisito GuidaMi, operatore di car sharing milanese con oltre 150 vetture disponibili e parcheggi dedicati in tutta la città. Anche in questo caso la strategia è volta alla soddisfazione dell’utente finale. Non si offre più noleggio o condivisione, ma un “car using” per minuto, per ora, per giornate o periodi più lunghi, in base alle esigenze del cliente. Questo grazie a una gamma di servizi completa: non a caso il colosso detiene il 25% delle quote del maggiore car sharing europeo, Car2Go.

 

Anche il settore immobiliare “classico” guarda un po’ più in là. Real Web, la società italiana proprietaria di Immobiliare.it, ha investito 5 milioni di euro, in Housing Anywhere, piattaforma che offre una soluzione per chi va a studiare all’estero. Si tratta di un sito web internazionale per la ricerca di alloggio durante brevi periodi e rivolto agli studenti in tutto il mondo. Tutela dalle truffe perché le transazioni vengono gestite esclusivamente attraverso il portale e la caparra del primo mese di affitto viene trasferita solo dopo aver visto l’alloggio. Un modello di business da sharing economy, ma professionalizzato. Il nuovo investimento permetterà alla piattaforma di espandersi in altri Paesi e città degli Usa e dell’Europa Occidentale, dove il popolare programma di scambio Erasmus, promosso dall’Unione Europea, mobilita circa 270mila studenti stranieri all’anno.