USA ELECTION DAY 2016
DONALD TRUMP È IL 45° PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI

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• Reazione a caldo

L’elezione di Trump come nuovo Presidente degli Stati Uniti è stata senza dubbio una sorpresa, soprattutto se considerato il distacco inflitto alla Candidata Democratica, che ha permesso ai Repubblicani di conquistare la maggioranza in entrambe le camere del Congresso. Alla forte volatilità sui listini azionari con i profondi ribassi subiti nelle prime battute, è poi seguito un graduale recupero.

• Le prospettive nel medio periodo: PIL, Tassi, politica monetaria

A livello macroeconomico, la politica economica presentata da Donald Trump, rivolta a forti investimenti in un rinnovamento del sistema infrastrutturale, dovrebbe garantire livelli di crescita economica interessanti nel medio periodo. Tendercapital conferma la propria stima per fine 2016 in area 1,5%-1,9%, con un 2017 in leggero miglioramento al 1,6%-2,0%.

Il possibile avvicendamento a cui si potrebbe assistere a capo della Fed, lascia presupporre una politica monetaria maggiormente restrittiva nel percorso di normalizzazione dei tassi. A questo proposito si conferma la previsione di un rialzo tassi a dicembre di 25 punti base e di un possibile doppio intervento nel corso del 2017. A testimonianza di quanto affermato, prevalgono le vendite sul Treasury decennale con il rendimento salito dal 1,85% al 1,95% complice il timore di un aumento sensibile dell’indebitamento del Paese.

Strategie sui mercati: privilegiare la parte breve e il tasso variabile.

In quest’ottica, sul mercato obbligazionario risulta estremamente importante preferire la parte breve della curva e gli strumenti a tasso variabile. L’iniziale indebolimento del Dollaro, giunto al 1,13 contro Euro nella nottata, si è poi tramutato in un rafforzamento della valuta locale e in una forte svalutazione del Peso Messicano, in calo di quasi il 10%. Si stima un livello di equilibrio del cambio Euro-Dollaro per fine anno in area 1,08-1,10. Il petrolio resta in territorio negativo complice il riaffiorare di dubbi sulla possibilità di trovare un reale accordo sulle quote di mercato dei singoli Paesi Opec in ottica dell’impostazione di un limite produttivo.