In un quadro geopolitico dominato dall’incertezza, con lo spettro della crisi economica che si fa avanti attraverso anche la crescita dell’inflazione, gli italiani si trovano a risparmiare con sempre maggiore difficoltà e insicurezza. L’educazione finanziaria si presenta così sempre di più come una componente fondamentale per una sana ripresa dell’economia, basata su scelte consapevoli in termini di investimenti e risparmi.

 

Che cosa si intende per educazione finanziaria

L’educazione finanziaria è il processo attraverso il quale i consumatori migliorano la propria comprensione di prodotti e nozioni finanziarie e, attraverso l’informazione, l’istruzione e una consulenza oggettiva, sviluppano le capacità e la fiducia necessarie per diventare maggiormente consapevoli dei rischi e delle opportunità finanziarie, per effettuare scelte informate, comprendere a chi chiedere consulenza e mettere in atto altre azioni efficaci per migliorare il loro benessere finanziario.

Ma prima c’è l’alfabetizzazione finanziaria che si occupa di sviluppare conoscenze, di base o avanzate, questo perché l’educazione finanziaria non ambisce a “educare”, semmai ad accompagnare le persone verso scelte sempre più consapevoli e accorte.

Quindi le aree trattate sono diverse: budgeting, indebitamento, protezione, pensione, investimento e passaggio generazionale. Temi che riguardano tutti, indipendentemente da età, genere o condizioni economiche, e che trovano concretamente, a seconda delle situazioni, applicazioni diverse, perché riguardano eventi e fasi di vita che ognuno di noi si trova a sperimentare.

Lo scenario italiano mostra la trasversalità dell’argomento attraverso l’esempio del segmento silver, ovvero degli over 65, che pur essendo protagonisti del risparmio, lo bloccano sui conti correnti e non si avvicinano agli investimenti perché intimiditi da argomenti per loro poco familiari riducendo così la possibilità di trasformare le loro risorse in investimenti che possono generare benessere in modo trasversale.

 

La situazione in Europa e in Italia

Oggi, in Italia, c’è un livello di conoscenza finanziaria che può e deve essere migliorato per tutte le generazioni. Ce lo dice la Commissione Europea per prima, nel suo monitoraggio del livello di alfabetizzazione finanziaria nei cittadini dell’EU, che vede l’Italia al 23esimo posto su 27.

Bisogna però tenere conto che il quadro generale indica solo il 18% dei cittadini dell’UE con un livello elevato di alfabetizzazione finanziaria, mentre il 64% presenta un livello medio e il restante 18% un livello basso.

Questo perché esistono ampie differenze tra gli Stati membri. Solo nei Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Slovenia, più di un quarto dei cittadini ottiene punteggi elevati in termini di alfabetizzazione finanziaria. Inoltre, i risultati evidenziano anche la necessità che l’educazione finanziaria si rivolga in particolare alle donne, ai più giovani, alle persone con un reddito più basso e con un livello di istruzione generale inferiore.

Nel nostro paese c’è ancora molto da fare. Secondo l’Indagine Eurobarometro, le aree di maggiore debolezza sono la comprensione dei concetti finanziari di base, la capacità di calcolare interessi e tassi di cambio e la consapevolezza dei rischi finanziari.

Ma siamo migliorati rispetto al 2020, visto che si registra un aumento del numero di persone che si informano su questioni finanziarie e c’è un maggiore utilizzo di strumenti di pianificazione finanziaria, mentre si è ridotto il numero di persone che si sentono insicure nel prendere decisioni in questo campo.

 

L’educazione finanziaria passa per il digitale

Gli strumenti digitali di gestione del risparmio sono entrati sempre di più nei mezzi di gestione finanziaria dei singoli e delle famiglie, che si trovano a investire con più in autonomia utilizzando il proprio computer o lo smartphone e avendo la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di prodotti e servizi. Questo ha portato a un aumento dell’autonomia decisionale e all’allontanamento del rapporto con i professionisti specializzati, ma anche dell’ansia e dell’impulsività nelle scelte.

Ecco quindi che la Banca d’Italia, nella sua ultima indagine sull’alfabetizzazione finanziaria e le competenze finanziarie in Italia (IACOFI) ha introdotto, per la prima volta, domande che rilevano le competenze di finanza digitale degli intervistati, misurate con la metodologia dell’OCSE da un indicatore complessivo che aggrega tre dimensioni: conoscenze, comportamenti e atteggiamenti in finanza digitale.

Così scopriamo che su una scala da 0 a 10 l’indicatore complessivo di finanza digitale è pari a 4,4 e, come per i dati europei, hanno una conoscenza maggiore coloro che sono più istruiti, è privilegiato il Nord e si evidenzia un divario di genere che penalizza le donne.

Tra gli aspetti più interessanti poi, si evidenzia che circa il 70% degli intervistati ritiene che le cripto-attività abbiano lo stesso corso legale del denaro e che per il 63% i contratti conclusi digitalmente non abbiano valore legale. Infine, la metà degli intervistati non è consapevole del fatto che la diffusione online di informazioni personali rende possibile delineare alcune preferenze individuali e personalizzare le offerte commerciali.

 

Educazione finanziaria non solo per i giovani ma anche per i manager

L’approvazione del disegno di legge Competitività, che inserisce l’Educazione finanziaria nell’insegnamento dell’Educazione civica, la porta ufficialmente nelle scuole e si presenta come un passaggio molto importante per il miglioramento delle competenze finanziarie degli italiani. Anche se bisogna tenere conto che la nuova materia dovrà condividere gli spazi già stretti dell’educazione civica, per la quale sono previste 33 ore annue di lezione che vengono tendenzialmente distribuite in un’ora a settimana, e non avrà insegnanti dedicati, ma quelli di altre materie coordinati probabilmente da un responsabile per argomento.

E se la scuola si presenta come il primo punto d’incontro con queste conoscenze che devono rendere i giovani cittadini consapevoli e capaci di partecipare pienamente alla vita economica del Paese, anche il Welfare aziendale è un altro luogo naturale dove sviluppare programmi di educazione finanziaria. Questi corsi hanno lo scopo di aiutare dirigenti, quadri e lavoratori delle imprese a raggiungere un maggiore benessere, sviluppando al contempo una logica di supporto moderna e integrata che dà modo, alle imprese, di contare su forze più motivate e stabili, migliorandone la produttività. È infatti evidente che l’obiettivo di questi programmi di formazione è accompagnare le persone lungo il corso di vita, aiutarle a gestire le emergenze, a fare fronte agli imprevisti, fornire gli strumenti per affrontare con fiducia il futuro e realizzare i loro obiettivi di vita, in piena ottica welfare.

E soprattutto l’educazione previdenziale viene veicolata proprio dai fondi di previdenza integrativa con corsi di formazione per le aziende mentre le casse di previdenza assumono sempre di più il ruolo di investitori istituzionali strategici, potendo destinare ingenti risorse a sostegno del tessuto produttivo. Si tratta di investimenti consistenti e stabili nel tempo in grado di creare un circolo virtuoso che può generare ulteriore crescita per la società nel suo complesso.

 

L’educazione finanziaria e la pianificazione del futuro

L’aumento della speranza di vita e la diminuzione della natalità sono due spinte demografiche destinate a mutare profondamente gli incentivi che guidano le scelte in materia di risparmio privato, assicurazioni e previdenza. In ambito previdenziale, prevale un atteggiamento di “procrastinazione” nelle decisioni di pianificazione del proprio percorso pensionistico, soprattutto quando vi è uno scarso livello di conoscenze finanziarie e del funzionamento del sistema di previdenza, che sia di base o complementare.

Quindi, per fare i conti con una più alta aspettativa di vita che richiederà una diversa pianificazione del proprio futuro, che sia capace di tener conto della prolungata esigenza di risorse necessarie a svolgere una vita soddisfacente e ad affrontare le necessità di cura, l’educazione finanziaria assume un ruolo primario nell’incoraggiare gli utenti, giovani e adulti, ad adottare delle strategie di lungo periodo e soprattutto ad avere un approccio razionale al mercato.

Perché attraverso di lei si acquisiscono le competenze per trasformare i risparmi in investimenti, gli investimenti in crescita, e la crescita in nuove garanzie per il futuro, oltre che per il presente.