Secondo i dati della Commissione Europea, stiamo andando incontro a una crescita senza precedenti della domanda di Critical Raw Materials, ovvero le materie prime critiche necessarie per la “twin transition”, la transizione energetica e digitale. Per fare un esempio, si prevede che le batterie che alimentano i nostri veicoli elettrici aumenteranno la domanda di litio di 11 volte entro il 2030 e 17 volte entro il 2050.

Ma in questo settore l’Europa è quasi totalmente dipendente dalle importazioni provenienti dalla Cina, pressoché monopolista sia nell’estrazione che nella lavorazione di molti di questi materiali, e da Paesi politicamente instabili, come la Repubblica democratica del Congo, primo fornitore al mondo di cobalto.

Il Parlamento Ue ha approvato in settembre la propria posizione sul Critical Raw Materials Act, ovvero una proposta di regolamento sulle materie prime critiche presentato a marzo dalla Commissione Europea. Questa nuova legislazione ha l’obiettivo di tracciare la rotta verso l’indipendenza strategica dell’Unione attraverso un pacchetto di misure volte a garantire un approvvigionamento “sicuro, diversificato e sostenibile”.

 

Gli obiettivi al 2030

Stando all’ultimo aggiornamento le materie critiche, ovvero quei metalli e minerali indispensabili per settori cruciali come l’industria digitale, l’industria aerospaziale e la difesa, sono in totale 34 e di queste 16 sono considerate strategiche.

Lo scopo del Critical Raw Materials Act è ridurre la dipendenza e diversificare gli approvvigionamenti partendo da indicazioni per migliorare le capacità di estrazione, trasformazione e riciclaggio delle materie prime critiche nei paesi dell’Unione Europea.

Gli obiettivi stabiliti dal regolamento, da raggiungere entro il 2030, puntano al raggiungimento dell’estrazione da miniere europee di almeno il 10% delle materie prime critiche consumate nell’UE, attualmente pari al 3%; dovrà essere lavorato in Europa almeno il 40% delle materie prime critiche consumate nell’Unione e almeno il 15% dovrà arrivare da attività di recupero e riciclo.

Inoltre le 16 materie strategiche, tra cui litio, cobalto, nichel, terre rare, titanio e rame per citarne alcune, sono oggetto di un obiettivo specifico per il 2030: non più del 65% del consumo annuale di ognuna potrà essere soddisfatto da un singolo Paese terzo fornitore.

 

Gli interventi

Base per la definizione degli interventi sono state la valutazione delle criticità 2023 e la relazione di previsione in materia di tecnologie strategiche, ma si è tenuto conto anche dei lavori scientifici del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione. L’ente ha provveduto a modernizzare il sistema di informazione sulle materie prime, uno strumento che contiene informazioni relative a specifici materiali e paesi, nonché a diversi settori e tecnologie, e comprende analisi dell’offerta e della domanda, sia attuali che future.

Le azioni previste sono quindi volte ad aumentare le capacità interne, la diversificazione e la gestione del rischio e si possono riassumere in una semplificazione e velocizzazione normativa per i progetti estrattivi che prevede al massimo 24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per i permessi di trasformazione e riciclaggio; iter semplificati supportati da un più facile accesso alle linee di finanziamento; un maggiore coordinamento tra gli Stati membri per avere una fotografia più accurata delle riserve nazionali; la formazione della Raw Materials Academy, ovvero un ente formativo con la finalità di sviluppare le nuove competenze necessarie ai lavoratori impegnati in questo settore; infine la diversificazione dei partner commerciali anche con la creazione di quello che la Commissione chiama un Critical Raw Materials Club: una soluzione per cementare i rapporti con i Paesi ricchi di risorse portando lì investimenti e tecnologie.

 

Il ruolo delle materie prime seconde

Un elemento importante delle indicazioni del Critical Raw Materials Act è il richiamo alla necessità di aumentare i tassi di riciclo e di utilizzo di materie prime seconde, ovvero i materiali derivati dal riciclaggio, dalla rigenerazione o dalla trasformazione di prodotti già esistenti.

Gli Stati membri dovranno adottare e attuare misure nazionali per migliorare la raccolta dei rifiuti ricchi di materie prime critiche e insieme agli operatori privati dovranno esaminare il potenziale di recupero di materie prime critiche dai rifiuti delle attività estrattive. Queste attività dovranno essere svolte sia nelle attuali attività minerarie che nei siti storici di rifiuti minerari e i prodotti contenenti magneti permanenti dovranno soddisfare i requisiti di circolarità fornendo informazioni sulla riciclabilità e sul contenuto riciclato.

 

Una normativa in continua evoluzione

Il Critical Raw Materials Act si propone come una normativa in continua evoluzione proprio perché mette al centro monitoraggio, circolarità e sostenibilità, e per questo prevede che l’elenco strategico delle materie prime sia riesaminato almeno ogni 4 anni.

Al fine di superare le sfide future, oltre ad includere disposizioni speciali per rafforzarne la circolarità stabilendo l’obbligo generale per gli Stati membri di aumentare la raccolta, il trattamento e il riutilizzo dei rifiuti contenenti materie prime critiche, ricava un ruolo importante per le azioni di riqualificazione dei lavoratori europei che si concretizza anche nel programma di lavoro Horizon Europe, dove la Commissione ha già stanziato 500 milioni di euro per progetti di ricerca e innovazione dedicati, appunto, alle materie prime critiche.

Eventi recenti, come le interruzioni dell’approvvigionamento connesse alla Pandemia Covid-19, la carenza di chip e la crisi energetica in seguito al conflitto in Ucraina, hanno sottolineato il rischio dell’eccessiva dipendenza dalla fornitura di input strategici da parte dell’Unione Europea e sottolineato l’esigenza di azioni rapide e determinate per salvaguardare il benessere economico e sociale e alla sicurezza dell’Europa.

Anche per questo i Paesi europei, tra cui Germania, Francia e l’Italia stanno valutando l’istituzione di un fondo nazionale per sostenere la delicata supply chain delle materie prime critiche, e che permetta il finanziamento di nuovi progetti di estrazione, raffinazione e riciclo.

Ecco quindi evidente come il regolamento e la comunicazione sulle materie prime critiche fondino i propri punti forza sulle opportunità che il mercato unico, per sua stessa natura, può fornire insieme a partenariati esterni diversificati, che, a loro volta, possono garantire e rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento, migliorando la circolarità e la sostenibilità e attenuando i rischi di perturbazioni.