A differenza di altre figure ormai ben connotate, ex lege o per tradizione, quella del Sustainability Manager – essendo relativamente recente – è ancora oggi in via di definizione dalla legislazione italiana, così come da quella europea.
Di fatto, questa nuova figura ha il compito di guidare l’azienda verso il cambiamento: la sostenibilità come motore di sviluppo delle organizzazioni.
Il Sustainability Manager deve essere in grado di conciliare la gestione aziendale ordinaria con le attività innovative che l’evoluzione del contesto richiede, accompagnando l’organizzazione verso il cambiamento. Per questo il “manager della sostenibilità” deve conoscere a fondo l’azienda e il suo ambito di business, saper gestire i conflitti, mantenere i rapporti con la comunità e le istituzioni, motivare e valorizzare il team di lavoro e possedere conoscenze economiche e giuridiche, in particolare nel settore ambientale.
Quando nasce la figura del Sustainability Manager
La funzione del responsabile CSR (Corporate Social Responsibility) «potrebbe passare in secondo piano nel momento in cui le aziende fanno propria la sostenibilità come strategia di tutta l’impresa». A dirlo, tre anni fa, fu Peter Bakker presidente e amministratore delegato del World Business council for sustainable development.
Questo è stato un effetto secondario ma fondamentale della direttiva 95/14, una normativa complessa, la cui essenza può essere così riassunta: le imprese di interesse pubblico – o comunque con oltre 500 dipendenti – hanno da oggi l’obbligo di inserire nella relazione sulla gestione una dichiarazione di carattere non finanziario contenente informazioni ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione. È l’ingresso dei bilanci di sostenibilità nelle nostre imprese. Ma può essere molto di più: l’avvio di una fase nuova per la stessa idea di sostenibilità d’impresa.
L’indagine
Qual è il ritratto del manager della sostenibilità in Europa? Secondo l’indagine Il sustainability manager in Europa oggi, effettuata in sette paesi europei (Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Serbia e Turchia), quella del Sustainability Manager è una professione prevalentemente femminile (60%), di età compresa tra i 41 e i 50 anni e che ha maturato una buona esperienza lavorativa, dai 6 ai 15 anni (nel 38% dei casi).
Inoltre, ha un team ancora molto limitato nelle dimensioni, perché quasi la metà (47%) non supera le due unità e un altro 32% è sotto le cinque. Fanno eccezione Gran Bretagna e Germania, da sempre considerate all’avanguardia, dove si segnala la presenza di team superiori alle dieci unità rispettivamente nel 23% e nel 21% dei casi. La remunerazione media del manager è ancora lontana da quella di molti suoi omologhi di altre funzioni, attestandosi per l’79% degli intervistati sotto i 100.000 euro (34% sotto i 50k e 45% tra i 50k e i 100k).
I compiti del Sustainability Manager
Di cosa si occupa e quali ritiene siano le sfide del futuro? L’area del reporting (53%) – suddivisa tra quello svolto su base volontaria (27%) e l’obbligatorio (26%) – è al centro delle attività a pari merito con la definizione e implementazione delle strategie socio-ambientali (54%). Queste ultime sono probabilmente destinate a crescere, considerando che la risposta nettamente prevalente del manager della sostenibilità su quali siano le sfide del futuro è stata: il climate change, al 62% contro il secondo elemento segnalato, ossia il cambiamento demografico segnalato “solo” dal 33% degli intervistati.