Smart working: perché conviene ad aziende e lavoratori. I nuovi trend del lavoro agile

Lo smart working è una modalità di lavoro in cui la strumentazione tecnologica è imprescindibile e i concetti di tempo e spazio diventano meno vincolanti. Da una parte migliora la qualità di vita del lavoratore e, dall’altra, aumenta la competitività delle aziende.

Di smart working in Italia si parla da circa sei anni, ma solo il 14 giugno 2017 è entrata in vigore la Legge n. 81/2017 che – introducendo le “misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato” – ha offerto una definizione di lavoro agile.

Le misure di prevenzione legate all’emergenza Coronavirus hanno riacceso i riflettori sullo smart working. Per contrastare e contenere il virus Covid-19, infatti, il decreto-legge n. 6 del 23 febbraio 2020 ha invitato all’uso della modalità di lavoro da remoto. Ma lo smart working non è utile solo per far fronte ai periodi di “quarantena”.

tendercapital hungry minds smart working

Perché conviene ai lavoratori 

Intanto, orari e spazi più flessibili permettono al lavoratore di gestire il proprio tempo migliorando l’equilibrio vita-lavoro. Non c’è lo stress del timbro puntuale del cartellino, né quello di affrontare lunghi tragitti da casa all’ufficio. Qualsiasi luogo può fungere da postazione di lavoro, basta che sia disponibile un collegamento ad Internet. Diminuzione degli spostamenti con i mezzi si traduce in una riduzione delle emissioni di CO2. Tutto questo fa innalzare i livelli di serotonina e, con il buon umore, cresce anche la produttività. Non a caso, come dimostrano i dati dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano, ben il 76% degli smart worker è soddisfatto del proprio lavoro, contro il 55% degli altri dipendenti.

Perché conviene alle aziende

E se lo smart working fa bene ai dipendenti, a trarne beneficio sono soprattutto le aziende. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano, questa modalità di lavoro può produrre un incremento di produttività di circa il 15% per lavoratore. A ciò va aggiunta una riduzione dei costi del 30% per la quasi assenza di luoghi fisici in cui organizzare il lavoro. ll 40% delle imprese permette ai dipendenti di lavorare ovunque, anche se l’opzione più diffusa è l’abitazione del dipendente (98%). Non mancano però lavoratori che prediligono sedi aziendali (87%) o spazi di coworking (65%), ma anche luoghi pubblici (60%) oppure la sede di clienti o fornitori (56%).Un ambiente di lavoro tutt’altro che stressante, che sprona i “lavoratori agili” a sperimentare, generare idee, sentirsi parte integrante di un sistema collaborativo che migliora gli standard di lavoro. Uno smart worker su tre si sente pienamente coinvolto nella realtà in cui opera e ne condivide valori, obiettivi e priorità, contro il 21% dei colleghi che lavorano secondo modalità tradizionali.

grafico soddisfazione smart working tendercapital hungry minds

 

A che punto siamo in Italia

Anche se sono circa 570mila i lavoratori che fanno smart working in Italia, con un incremento del 20% rispetto al 2018, il nostro Paese è indietro rispetto alla media europea. Ad oggi solo il 3,6% dei lavoratori usufruisce delle politiche di lavoro intelligente, quando la media dei vicini europei è del 5.2% (come emerge dall’analisi dei dati Eurostat riferiti al 2018). Fa ben sperare, però, la percentuale di grandi imprese che lo scorso anno, avviando progetti di smart working, si è assestata al 58%, in lieve crescita rispetto al 2018. Ma i lavoratori dipendenti potenzialmente candidabili allo smart working sarebbero infinitamente di più di coloro che già lo praticano. I dati Eurostat parlano di 8 milioni e 359 mila persone.

 

Il “lavoro agile” ai tempi del Coronavirus

La paura da Covid-19 potrebbe trasformarsi in un’opportunità per la diffusione di questa modalità lavorativa che presenta vantaggi per i dipendenti e aziende. La normativa di emergenza per contrastare il virus (DPCM del 1° marzo 2020, poi sostituito dal DPCM 4 marzo 2020) ha indirizzato i datori di lavoro all’attivazione di smart working o lavoro agile per dipendenti pubblici e privati. Un ripensamento, dettato dalla circostanza, che potrebbe far convertire molte delle aziende ancora ancorate all’idea del lavoro in ufficio.