Realtà aumentata per potenziare la ricchezza del nostro mondo

Si chiama realtà aumentata o AR, da augmented reality e permette infinite applicazioni in ogni ambito. Teorizzata già negli anni ’70, la possibilità di arricchire la user experience con la realtà aumentata si è concretizzata di recente grazie soprattutto all’elettronica miniaturizzata, con device sempre più a misura di consumatore, fino a trasformare – e senza che neppure ce ne accorgessimo – la nostra vita.

Per definirla, possiamo pensare di aggiungere a un luogo fisico (un paesaggio, una stanza) o a un oggetto (il cruscotto di un’auto, per esempio) elementi nuovi, generati attraverso l’elaborazione al computer. Può trattarsi di indicazioni scritte, grafiche, suoni, così come di stimoli tattili e persino odori: il risultato, mediato da dispositivi mobili, webcam, visori, sistemi audio o guanti elettronici, è l’arricchimento della percezione sensoriale con aspetti che altrimenti non saremmo in grado di cogliere.

Cosa la differenzia dalla realtà virtuale? Il fatto che quest’ultima richiede di collocarsi in un ambiente (appunto) del tutto virtuale, mentre l’AR adotta location e situazioni reali e vi sovrappone informazioni virtuali. Generando un’esperienza del tutto diversa, che fornisce solo i segnali rilevanti rispetto all’azione in corso. E con un ventaglio di applicazioni immenso, che va dal turismo al gioco passando attraverso strategie di comunicazione, mezzi di trasporto, persino la medicina.

 

Applicazioni di realtà aumentata: il caso della cultura

Rupert Till è un professore di Tecnologia Musicale dell’Università di Huddersfield, in Gran Bretagna. È grazie a lui se oggi, aggirandoci tra i megaliti di Stonehenge, possiamo isolarci dal rumore delle strade circostanti, dalle suonerie e dalle chiacchiere dei turisti per perderci nel rumore del vento e tra i suoni ormai perduti di questo luogo misterioso. Till infatti, con la sua equipe, ha contribuito a sviluppare un’app che consente di percepire, attraverso lo smartphone, l’ambientazione sonora del sito archeologico. Non solo ricollocandola nel passato, ma rendendola coerente con la nostra posizione tra le enormi pietre, grazie alla sovrapposizione di analisi acustica e dati architettonici.

Ma è solo uno dei tanti esempi possibili. Esistono oggi svariate accoppiate software-hardware capaci di accompagnarci attraverso città, luoghi storici, musei, integrando la nostra esperienza di osservatori con nuovi input. Sonori, visivi (ma non solo), e nel complesso la nostra percezione della realtà ne esce amplificata.

 

Applicazioni di realtà aumentata: il caso della salute

In quest’ultimo campo le potenzialità sono a dir poco stupefacenti e spaziano dai controlli di routine agli interventi chirurgici più complessi. Pensiamo solo a quanto la realtà aumentata, consentendo di far pratica con le procedure attraverso simulazioni (quindi senza il contatto con pazienti veri), rappresenti uno strumento utile per il training dei medici. Diventa inoltre possibile integrare la visuale del sito operatorio durante gli interventi con maggiori dettagli, ricavati attraverso “occhi” ancora più potenti di quelli dell’essere umano: un po’ come se il chirurgo stesso potesse osservare il paziente a raggi X, o attraverso la risonanza magnetica, in tempo reale. Le operazioni diventano così più rapide, più sicure, la risposta agli imprevisti più immediata.

Ma c’è di più. Gli scienziati sono al lavoro per impiegare la realtà aumentata anche per la tutela della salute mentale. Si punta, per esempio, ad aiutare i pazienti a combattere dipendenze e fobie, come per esempio l’aracnofobia (la paura incontrollata dei ragni). Venire a contatto gradualmente con l’agente che scatena la paura aiuta in molti casi a superarla, e le terapie che prevedono un’esposizione controllata a questi agenti (i ragni, per esempio) facendoli apparire qua e là in un’ambientazione reale si stanno dimostrando efficaci.

 

Cosa ci riserva il futuro della realtà aumentata

Siamo stati abituati per molto tempo a connettere questo tipo di approccio al gaming o all’intrattenimento. Eppure le strategie immersive stanno dando i loro frutti anche molto, molto lontano da quel che potremmo definire “svago”. Il mondo del design, dell’architettura, o dell’impiantistica, dove mettere a punto la funzionalità di un open space o di un ascensore attraverso un modello virtuale smart. L’indagine poliziesca, dalla ricostruzione di una scena del crimine a una mappa stradale interattiva, passando per l’identificazione di un ricercato. L’educazione e l’apprendimento, dove un tutorial non è più solo un testo o un video su YouTube, bensì un’esperienza a 360°.

E se da un lato è vero che restano ancora molte sfide da superare (non ultima, i costi) per queste tecnologie, dall’altro vediamo big come Google, Apple, Facebook, Snap (ma anche altri) lavorare come mai prima d’ora per plasmare il nostro modo di interagire col mondo digitale e portarcele sempre più vicino. È proprio questo il perno attorno al quale orbiteranno tutte le innovazioni sul fronte nel 2018, e non faticheremo certo a rendercene conto: si stima infatti che, rispetto agli 11 miliardi di dollari spesi in prodotti per la realtà aumentata nel 2017, saranno oltre 200 quelli che ruoteranno attorno a questo mercato entro il 2021.