Come funziona Mifid 2, la direttiva che tutela i risparmiatori

La crisi economica generale e i diversi crac bancari particolari hanno mostrato tutta la vulnerabilità di piccoli investitori e risparmiatori. Per aumentare il livello di tutela di questi soggetti, dall’inizio dell’anno è entrata in vigore la normativa Mifid 2 per chi acquista prodotti d’investimento. Tante le novità che introduce nel settore: dal documento di tre pagine obbligatorio che illustra in cosa consistono i prodotti, al sistema d’allerta che indica quando sono complessi e rischiosi; dal disegno dei prodotti in base al profilo di rischio del cliente al dovere di segnalare conflitti d’interesse, per finire alla maggiore chiarezza sulle commissioni, che ormai dovranno essere dettagliate in modo analitico. Vediamo nel dettaglio quali innovazioni e obblighi introduce il nuovo strumento.

 
Più trasparenza sulle commissioni

Mifid 2 è la seconda versione della Markets in financial instruments directive, la direttiva sulla prestazione dei servizi finanziari che è entrata in vigore dal 3 gennaio  2018 in 31 Paesi del Vecchio Continente. Introduce novità significative sui costi dei prodotti finanziari. Quando verranno proposti ai risparmiatori, i costi dovranno essere indicati sia in modo aggregato e sia nelle singole componenti, specificando bene le commissioni di ingresso e di uscita, quelle di gestione o di collocamento. La comunicazione dovrà avvenire in modo così dettagliato sia prima sia durante l’investimento, almeno con cadenza annuale. Con questo sistema sarà molto più facile fare un confronto tra i prodotti e visualizzare in modo immediato quelli più efficienti ed escludere quelli più cari.

 

Il “Kid” che fa chiarezza

A proposito di trasparenza, Mifid 2 introduce un altro sistema per non lasciare in ombra alcuna parte dell’investimento: il “Kid”, vale a dire un prospetto semplificato, fatto di poche pagine ma con alcune informazioni chiave come il grado di rischiosità (indicata in una scala compresa tra 1 e 7), il rendimento atteso in alcuni scenari di mercato, i costi di gestione e la loro incidenza sul rendimento. Le Authority – Consob e Bankitalia in primis – potranno sospendere la vendita dei prodotti ritenuti troppo pericolosi.

 

Il rischio viene passato ai raggi X

La mappatura puntuale riguarderà anche i risparmiatori per i quali verrà compilato un vero e proprio identikit del rischio. La domanda “quanto posso perdere?” non rimarrà più senza risposta. Secondo quanto introduce la Mifid 2 i prodotti finanziari devono essere pensati in funzione di un preciso target, con esigenze, disposizione al rischio, competenze finanziarie messe nero su bianco. Il consulente finanziario insomma, dovrà chiedersi se quel particolare prodotto è giusto per l’investitore che ha davanti, testandone gli obiettivi e la capacità di far fronte alle perdite.

 

Il nodo dell’indipendenza

L’intermediario che propone l’acquisto di un prodotto finanziario dovrà essere chiaro con il cliente e dichiarare se la consulenza è indipendente o meno. Così il risparmiatore è reso consapevole del fatto che chi ha di fronte può avere un interesse nella vendita del prodotto.

 

La trasparenza costa

Oltre due miliardi di dollari solo nel 2018 e un faticoso lavoro di compliance: secondo il “Financial Times” saranno questi i costi di applicazione della Mifid 2 che banche, asset manager, brokers dovranno sostenere per adeguarsi alle nuove regole. La normativa ha ricevuto consensi anche da parte della consulenza indipendente: “In Italia – ha detto all’Ansa Andrea Rocchetti di Moneyfarm – questa normativa è fortemente necessaria, perché l’industria produce strumenti che hanno un costo elevato ed è prigioniera dei conflitti di interesse”.

 

Gli scettici

I nuovi binari sui quali si muoverà l’industria del risparmio sono guardati con scetticismo da parte di diversi attori. S&P, per esempio, vede effetti “generalmente negativi” per i brokers e le banche di investimento, con l’eccezione delle più grandi, in “qualche modo negative” per gli asset manager, “leggermente positive” per le società che gestiscono le infrastrutture finanziarie e gestibili per la maggior parte delle altre banche.