Digitalization e Big Data sono concetti che stanno raccogliendo un interesse sempre crescenti. Infatti, il confluire di diversi trends tecnologici e socio-economici, il crescente utilizzo di Internet a fini sociali e lavorativi ed il declino dei costi di raccolta, trasporto ed immagazzinamento dati, stanno portando ad avere a disposizione grandi volumi di informazioni (“big data” ben appunto) che, se analizzati correttamente, potrebbero portare alla creazione di nuove industrie, nuovi processi e nuovi prodotti.
Di cosa parliamo quando parliamo di innovazione
L’ “Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD)” ha pubblicato il report “Data-Driven Innovation – Big Data for Growth and Well-Being”, all’interno del quale viene analizzato il potenziale ruolo dei dati e dell’analisi degli stessi nella creazione di vantaggi competitivi e di “knowledge-based capital”, che potrebbero guidare l’innovazione e la crescita sostenibile di economie e società.
Per questo motivo parliamo di Data-Driven Innovation (DDI), innovazione che comporterà un importante shift globale verso nuovi modelli socio-economici le cui abitudini e decisioni saranno guidate dai dati e dalla loro interpretazione.
A livello industriale la DDI potrebbe portare alla creazione di ulteriore valore aggiunto aumentando e rendendo maggiormente efficiente la produzione manifatturiera e l’offerta di servizi, attraverso una migliore relazione con il consumatore finale.
I cinque settori in cui i Big Data sono più disruptive
L’OECD ha individuato cinque settori all’interno dei quali l’utilizzo crescente dei dati potrà stimolare innovazione e crescita della produzione, giocando un ruolo strategico fondamentale:
- Advertisement
- Health care
- Utilities
- Logistics and transport
- Public administration
La DDI ha alcune implicazioni dirette come:
- l’affinamento di Ricerca e Sviluppo (data-driven R&D);
- lo sviluppo di nuovi prodotti (beni e servizi) usando i dati sia come prodotti (data products) sia come maggiori componenti degli stessi (data-intensive products);
- l’ottimizzazione dei processi produttivi e di consegna (data-driven processes);
- l’innovazione del marketing, offrendo pubblicità mirate e raccomandazioni personalizzate (data-driven marketing), ed infine
- lo sviluppo nuovi approcci organizzativi e manageriali (data-driven organisation).
Vi sono già numerose prove del potenziale della DDI, dalle stime pubblicate nel report si evince come il mercato globale legato al settore dei “big data” nei campi delle tecnologie e dei servizi abbia creato un indotto pari a 17 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuo del 40% dal 2010 in poi.
Altro fattore che testimonia il vantaggio competitivo dato dall’implementazione della DDI è il netto innalzamento della produttività, nell’ordine del 5% – 10%, riscontrato nelle aziende che hanno abbracciato la DDI rispetto a chi ne è rimasto lontano.
Il futuro è dato
I benefici della DDI non puntano solamente a migliorare il tessuto industriale della società, ma anche quello sociale/ambientale. La DDI è in grado di rispondere con maggiore efficacia alle sfide globali quali: cambiamenti climatici e disastri naturali, invecchiamento e cura della popolazione mondiale, scarsità di risorse primarie ed energetiche, educazione.
Per poter beneficiare nel più breve tempo possibile della natura dirompente della DDI, l’OECD evidenzia come essenziale un coordinamento ed un impegno dei governi statali al fine fronteggiare due gruppi di sfide nella transizione verso un’economia basata sui dati: in particolare, i governi dovrebbero garantire uno stimolo costante generato da investimenti in infrastrutture, con un focus particolare alle tecnologie mobile, cloud computing e Internet of Things.
Di notevole impatto risulta il dato relativo ai nuovi sottoscrittori di contratti legati a tecnologie mobile broadband, che hanno ormai ampiamente superato il miliardo di sottoscrittori solo nell’area OECD, evidenziando al contempo un netto declino dei contratti di telefonia fissa.
Altro ramo dove intervenire è il settore pubblico, con un aumento dei mezzi di condivisione delle conoscenze tecnologiche in modo da innalzare l’efficienza operativa delle strutture statali. A questo proposito bisogna sottolineare come la penetrazione dei mezzi portati in dote dalla DDI sia ancora molto bassa.
Ci riferiamo in particolare al cloud computing che, secondo i dati OECD del 2014, risulta implementata nelle aziende con più di 10 dipendenti solo nel 22% dei casi, così come dei software gestionali (31%) ed infine dei sistemi di gestione degli ordini elettronici (21%)*.
Investimenti data driven, vantaggi competitivi e privacy
Investimenti in educazione continua, focus su corsi e training costanti nel tempo in materie come tecnologia, matematica e ingegneristica acquisiscono un ruolo fondamentale, consentendo di creare un effettivo vantaggio competitivo nel mondo del lavoro globalizzato.
Naturalmente resta fondamentale individuare il giusto equilibrio tra i benefici sociali e le possibili controindicazioni. A tal proposito l’OECD incoraggia il mantenimento di Internet quale piattaforma aperta e accessibile a chiunque, promuovendo l’interoperabilità e lo scambio di informazioni tra le varie nazioni di tutto il mondo, insieme all’implementazione di controlli e standard legislativi che tutelino in maniera inequivocabile l’uso dei dati personali e le possibili violazioni della privacy ad esso legati, con un’idea condivisa di attenta gestione del rischio. La collaborazione tra le varie autorità regolatrici delle varie economie mondiali (in particolare nei settori della competizione, privacy e protezione de consumatore) sarà decisiva per il progresso data-driven.
In definitiva, è evidente come big data e digitalizzazione permeino sempre più le nostre vite e il nostro lavoro: il modo in cui le aziende si approcceranno ad essi farà la differenza sulla loro capacità di competere nel prossimo futuro.
*I dati afferiscono ai paesi appartenenti all’OECD.