Il vaccino viaggia sul drone

Il pediatra invia un messaggio dal suo smartphone: è l’ordine per uno stock di vaccini, perché le scorte della sua clinica stanno per terminare. In una manciata di minuti, sopraggiunge inconfondibile il ronzio di un drone. Eccolo sganciare – con un piccolo paracadute che ne rallenta la caduta – un pacchetto contenente le confezioni richieste, proprio sulla soglia dell’ambulatorio.

La location è un piccolo villaggio africano, e quella appena descritta è la nuova strategia di intervento per far sì che i bambini della comunità possano accedere in maniera sicura e in tempi rapidi ai servizi medici essenziali, come l’immunizzazione contro le malattie più pericolose e contagiose. Tutto questo a dispetto delle strade dissestate, spesso impraticabili, di mezzi di trasporto carenti e soprattutto, delle tante, faticose, ore di cammino altrimenti necessarie. È realtà, oggi, in molti villaggi del Ghana, dov’è in corso proprio in queste settimane una delle più grandi rivoluzione hi-tech per il recapito di vaccini (e non solo) mai avvenuta nel mondo.

 

Le dimensioni del progetto

Un totale di 120 droni distribuiti tra quattro centri di lancio e rifornimento, saranno operativi 24 ore su 24, sette giorni su sette, per garantire l’attività di oltre 2mila strutture sanitarie tra ospedali e cliniche, e consentire un contatto diretto con circa dodici milioni di persone in ogni parte del paese. Questo, secondo i piani, il raggio d’azione da raggiungere.

Dodici le tipologie di vaccini di cui si prevede la diffusione, da quello contro il tetano a quello per la febbre gialla, così come per la poliomielite, la meningite e il morbillo. E non solo. Una volta a regime, attraverso la rete di distribuzione voleranno anche sacche di sangue e altri emoderivati per le trasfusioni, kit per il pronto soccorso, farmaci (soprattutto quelli per le emergenze) e anche piccoli dispositivi medici. Centinaia di velivoli senza pilota, insomma, voleranno sempre più fitti attraverso il territorio, carichi di materie prime per la vita.

 

Dietro le quinte

Il via ai lavori, col lancio dei primi velivoli, a fine aprile, è frutto della collaborazione tra agenzie per la salute, startup e il governo locale. In particolare, la Global Alliance for Vaccines and Immunisation, o Gavi, no-profit che opera come catalizzatore per l’accesso ai vaccini ai bambini di tutto il mondo attraverso campagne di immunizzazione, per quanto riguarda il fronte dei finanziamenti.

Il Ghana, dal canto suo, si è impegnato a integrare la rete di droni nel proprio sistema sanitario nazionale, mentre a occuparsi della tecnologia e della logistica è Zipline, società emergente nel settore dell’automazione con sede nella Silicon Valley, grazie anche al supporto di UPS.

Ma in un’ottica più generale il progetto ha radici un po’ più profonde, che si collocano nel 2016, con il via libera all’attività della prima facility per droni dedicata al trasporto di materiali sanitari su scala nazionale in un’altra località, il Rwanda, dove però il focus erano i farmaci di emergenza e le sacche di sangue per le emorragie post-parto, non i materiali per le immunizzazioni.

 

La forza dei droni

Sebbene dall’aspetto possano forse sembrare fragili, o forse poco performanti, droni come quelli impiegati in questo caso sono invece un esempio di performance e resistenza senza molti concorrenti.

Ciascuno di essi è tenuto in vita da una batteria con un’autonomia fino a 150 chilometri, e può restare in volo, carico, anche sotto alla pioggia battente o in condizioni di vento, con velocità che riducono a 15-20 minuti le svariate ore necessarie per compiere il tragitto via terra. “Vedevo i droni volare e pensavo che era un’idea da pazzi… finché un drone stesso mi ha salvato la vita”, il commento di una delle tante persone che in questi mesi sono entrate in contatto con questa nuova dimensione della cura e della prevenzione.