Secondo il 2015 Cashback industry report sono 235 le società di cashback attive nel mondo, di cui 51 negli Usa, 48 in Gran Bretagna e 135 nel resto d’Europa per un valore di mercato di 84 miliardi di dollari nel 2015 nei soli Stati Uniti. Ma in che cosa consiste a livello pratico? Il cashback permette di “guadagnare spendendo”. Il sito di cashback indica all’utente i negozi online convenzionati e le percentuali di “guadagno”. Per acquistare l’utente passa dal portale e per ogni acquisto effettuato riceverà un riaccredito di quella percentuale tramite assegno, bonifico o accredito su un conto, a fronte del raggiungimento di una soglia minima di accumulo. I portali di cashback stringono accordi commerciali con vari e-commerce dai quali ottengono una commissione per ogni acquisto eseguito con la loro intermediazione. Parte di questa commissione viene restituita all’utente finale. Col creditback, invece, la somma viene rimessa su una carta acquisti comprata in precedenza.
Cashback: passato e presente
Il cashback è una forma di risparmio online nata dieci anni fa negli Stati Uniti, dove oggi, insieme all’Inghilterra, è un sistema a fortissima crescita. Ebates negli usa, fattura miliardi di dollari. La piattaforma inglese Quidco conta 5 milioni di utenti, 5mila commercianti e mette a segno 90 mila iscrizioni ogni mese. In Inghilterra, il mercato del cashback ha superato persino quello dei codici sconto.
Le percentuali di rimborso possono superare il 10%. Più si spende tramite lo stesso sito, più si ha diritto a maggiori percentuali di cashback. E i soldi ritornano dritti sui nostri conti online, mentre noi spendiamo convinti di guadagnare. Anche Amazon ha lanciato la sua carta di credito cashback, in collaborazione con JP Morgan Chase e Visa, destinata ai clienti Prime americani, che hanno diritto al 5% di cashback sui prodotti acquistati su Amazon e al 2% nei ristoranti e nelle stazioni di benzina convenzionate.
ll cashback marketing, insomma, funziona come il marketing di affiliazione. I clienti ricevono denaro contante o denaro da acquisti specifici. Le soluzioni di cashback come queste sono un modo intelligente per le aziende di attirare nuovi clienti e di conservare quelli che hanno già.
Aziende come Maple Syrup Media, che possiede Quidco, usano un modello di “revenue share”. Con oltre 5mila commercianti nel suo database, Quidco riceve una commissione per ogni vendita effettuata attraverso di essa e paga una commissione al cliente. Le aziende scelgono di collaborare con editori come Quidco piuttosto che avere i propri programmi di cashback. Altri siti, come Lyoness, per esempio, incorporano cashback nei negozi fisici. Da un punto di vista digitale, tecnologia e marketing si stanno fondendo e i metodi di marketing tradizionali non sono più adeguati in questa era digitale. Le aziende devono adattare i loro metodi per raggiungere il pubblico su i diversi canali, ad esempio concentrandosi su mobile, video, social network.
In Inghilterra il sito di cashback TopCashback ha una percentuale media di rimborso del 7%: significa che se un utente spende 100 sterline sul sito web di un rivenditore, riceverà almeno 7,07 sterline indietro. TopCashback ha dichiarato che i membri guadagnano in media sterline 325 all’anno sulle loro spese, mentre Quidco dichiara una media di 280 sterline all’anno. Sempre in Inghilterra, i siti come Quidco, propongono reward maggiori in base alle categorie: per esempio, il 15% di cashback se ti iscrivi in palestra oppure il 18% se scrivi il tuo testamento.
Le carte di credito cashback
Negli Stati Uniti vanno forte le offerte di cashback legate alle carte di credito. Si tratta del miglior sistema di fidelizzazione perché i titolari della carta possono effettuare un acquisto sapendo esattamente quanto guadagneranno senza dover decifrare il valore dei punti. Alcune carte cashback danno una tariffa forfettaria su ogni acquisto. Altri offrono tariffe bonus a seconda di dove e quanto si acquista. Ancora prima di Amazon erano già tanti gli istituti di credito che proponevano questa soluzione.
La “routine” prevede l’1% di sconto su tutti gli acquisti, ma ora diversi emittenti offrono l’1,5% o addirittura il 2% di sconto. Per esempio, Alliant offre in America un eccezionale cash back del 3% per un anno, seguito da un cashback del 2,5% negli anni successivi. Ci sono anche carte cashback della categoria bonus che ricompensano con percentuali o in caso di spese con determinati parametri. Per esempio, una carta può offrire il 3% di sconto sugli acquisti di generi alimentari, ma scende all’1% su tutte le altre spese.
Il mercato italiano del cashback
In Italia è un mercato agli albori. Qui il sito di cashback più frequentato, Bestshopping.com, conta circa 200mila utenti. Il sito è nato nel 2008 dall’idea di due ex dipendenti di Yahoo! Italia che hanno inserito subito la funzione “comparatore di prezzi”, per confrontare il costo del prodotto che vogliamo acquistare, al netto di sconti e rimborsi. I commercianti affiliati sono circa un migliaio, tra cui le principali piattaforme di e-commerce, inclusi Amazon, Zalando, eBay, Yoox. Secondo dati di Netcomm, Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, dei 21 milioni di utenti italiani che comprano online, solo il 2,4% utilizza piattaforme che offrono servizi di cashback. Gli altri nomi presenti sul mercato italiano sono società internazionali. Come Lyoness che punta molto sulle convenzioni offline. O la spagnola Beruby, che in Italia conta oltre 450 marchi convenzionati. E ancora Cashbackdeals della società olandese Orange Buddies Media, che gestisce più di cento siti di cashback in Europa e Australia.