Finanza islamica: un viaggio tra regole, divergenze e crescente interesse.

Fenomeno ancora circoscritto ma già capace di catturare l’attenzione del mercato, con “Finanza Islamica” si indicano i modelli di business che seguono i dettami della legge islamica. Un modo di fare finanza intriso di valori etico-morali, le cui origini sono da ricercare nel Corano e, in particolare, nel complesso insieme delle sue leggi chiamato Shariah che equipara leggi e condotta morale.

Questa impostazione di fondo appare evidente in alcune tipologie di contratti come i “Murabahah financing, che considerano i valori morali come un elemento imprescindibile per lo sviluppo della comunità economico-finanziaria. Altra peculiarità è il carattere negativo dei suoi principi. La regola generale è che tutto ciò che non viene espressamente vietato dal testo giuridico può essere considerato Shariah compliant.

Lo sviluppo di questo approccio ha avuto luogo principalmente in due aree geografiche: il Sud-Est Asiatico e il Medio Oriente, che hanno come base comune di riferimento la presenza rilevante di una popolazione legata alla religione musulmana. Le diverse interpretazioni del Corano e il grado di flessibilità nell’applicazione delle norme hanno determinato divergenze nello sviluppo della finanza islamica, che ha seguito percorsi di crescita non omogenei. Le sovranità nazionali, le differenze tra sciiti e sunniti e l’ingerenza delle normative bancarie nazionali sono tra i fattori principali di eterogeneità.

PREMESSA: i tre principi cardine della finanza islamica
La religione Islamica presenta un insieme di valori e regole che permeano tutti gli aspetti della vita dell’uomo: sociale, politico ed economico. Dalla Shariah sono stati estrapolati i tre principi cardine che contribuiscono alla formazione del modello di economia islamica e che grazie all’influenza diretta sull’economia finanziaria reale permettono di distinguere nettamente il modello di finanza islamica da quello della finanza occidentale. In sintesi:
• la proibizione degli interessi (considerati una forma di usura);
• la condivisione dei profitti e delle perdite;
• la proibizione della speculazione in quanto fonte di incertezza.

1 – Proibizione degli interessi in quanto forma di usura

• Gli interessi sono ritenuti dalla «Scrittura Sacra» un’ingiustificata fonte di guadagno: il capitale non può essere considerato come una commodity, ma soltanto come mezzo di scambio per l’ottenimento di beni o servizi o come riserva di valore.
• Dare a disposizione di un soggetto imprenditore una somma di denaro senza partecipare al rischio dell’attività in cui è impiegato implica la possibilità di ottenere un arricchimento per il solo motivo di possedere un capitale proprio inutilizzato.

2 – Condivisione dei profitti e delle perdite

• Principio alla base della partenership
• Tutti i soggetti coinvolti godranno degli utili e delle perdite generate dall’attività sulla base della partecipazione al capitale di rischio impiegato.

3 – Proibizione della speculazione in quanto fonte d’incertezza

• Ogni transazione soggetta ad un esito incerto o con un carattere speculativo dovuto all’asimmetria informativa presente tra le parti, viene considerata proibita dalla religione Islamica.
• Le controparti aderenti ad un contratto devono avere piena conoscenza dei temi trattati e delle implicazioni che ne scaturiscono.

TEMATICA: il trend di crescita della popolazione mondiale e della religione islamica
La finanza islamica ha suscitato negli anni un interesse sempre maggiore anche grazie al trend positivo di crescita. Risulta quindi cruciale una premessa sul rapido aumento della popolazione musulmana nel mondo e dunque della potenziale clientela del settore.

Sulla base dell’analisi PEW Research, che presenta stime al 2050 sulla popolazione mondiale e sullo sviluppo delle religioni, il totale degli abitanti della terra è destinato a crescere notevolmente raggiungendo un numero pari a 9,3 miliardi di persone con un aumento pari al 35% rispetto al 2010. Nello stesso arco temporale la popolazione di religione musulmana è prevista in crescita del 73%, a fronte di un +35% di quella cristiana.

Questa previsione porterebbe sostanzialmente ad un equilibrio tra le prime due religioni a livello globale, già nel 2050. Il trend in atto è principalmente dovuto a un tasso di fertilità pari a 3,1 figli per donna all’interno della popolazione musulmana contro 2,7 per la comunità cristiana. Spostando l’orizzonte temporale di analisi al 2070, si osserverebbe il sorpasso della religione islamica su quella cristiana con oltre il 32,3% della popolazione.

APPROFONDIMENTO: analisi del multiplo P/E tra aziende Shariah e non-Shariah
Effettuando un confronto del valore del multiplo di mercato “Price Earning ratio” tra aziende Shariah e non Shariah, e tra questi due insiemi e il valore riscontrato in mercati Occidentali di riferimento, il risultato principale è riassumibile in una valutazione più elevata per le aziende “Shariah” con un rapporto medio P/E pari a 17,70x contro un dato pari a 14,95x per il secondo gruppo.

Entrambi i valori risultano tuttavia inferiori a quelli osservati a fine 2015 nel mercato S&;P 500 (18,7x) e nel mercato Stoxx Europe 600 (22,4x). Questo primo risultato permette di capire come i dieci mercati individuati, ad alta rilevanza per lo sviluppo della finanza islamica, presentino delle valutazioni a sconto rispetto ai benchmark occidentali.

In particolare il gruppo delle aziende non-Shariah mostra una evidente sottovalutazione, probabilmente determinata in parte da un’attesa di rallentamento della crescita dei mercati dei paesi interessati in quanto esposti ad una frenata della dinamica delle materie prime (2014-2015). A livello di singoli mercati è possibile notare come vi sia un forte disequilibrio nella valutazione delle aziende presenti nei due panieri.


Nel dettaglio, è possibile supporre come la crescita della finanza islamica negli ultimi anni e il conseguente aumento dell’interesse e dei capitali gestiti in prodotti Shariah compliant possa aver generato un “effetto scarsità” dell’universo investibile, creando le premesse per un potenziale principio di “effetto bolla”.

Da un lato, la progressione nell’impiego dei risparmi della comunità islamica in prodotti gestiti ha portato ad una rapida crescita degli Assets Under Management: da meno di 50 miliardi $ nel 2008 si è arrivati ai 75,8 miliardi $ nel 2014, con un aumento superiore al 50%. Dall’altro, solo due dei dieci mercati presi in considerazione (Malaysia e Indonesia) mostrano un numero di aziende Shariah compliant superiore alle 100 unità.

CONCLUSIONI: le prospettive di crescita delle aziende Shariah Compliant
In tutti e tre i mercati in cui si è osservata una sopravvalutazione delle imprese Shariah, si è verificato il seguente rapporto: un’azienda quotata su tre rispetta i principi della legge islamica (media che si conferma anche a livello complessivo con circa il 32,5% delle aziende considerate appartenenti al campione Shariah).

Inoltre è necessario considerare come questi siano indici con una forte concentrazione della capitalizzazione di mercato in un numero limitato di aziende. Infatti, la maggior parte dei volumi scambiati sui mercati azionari si concentra sulle aziende a maggiore dimensione e i listini delle aree geografiche interessate sono di piccole dimensioni per numero di componenti (eccezion fatta per Malesia e Indonesia), confermando come la crescita della finanza islamica abbia interessato non solo il settore bancario ma anche la sfera del risparmio gestito.

È possibile quindi ipotizzare una prosecuzione di una sopravvalutazione delle aziende Shariah e forse anche un rafforzamento di tale fenomeno in vista delle prospettive di crescita della finanza islamica esposte in precedenza.

In conclusione, un graduale processo di sviluppo della finanza islamica – con una crescita del numero di aziende che sceglieranno la via della quotazione come strumento per la raccolta dei capitali – potrà facilitare un lento riallineamento delle valutazioni tra le imprese Shariah e “tradizionali”.

*NOTA: Database composto da società quotate in: Arabia Saudita, Bahrain, EAU, Giordania, Indonesia, Kuwait, Malaysia, Oman, Pakistan, Qatar. Fonte parametri discriminatori per individuazione aziende Shariah Compliant: S&P Dow Jones.

P.Geuna, A.Rossetti, Struttura finanziaria e valore d’impresa: un’analisi empirica sul costo del capitale e sui multipli di mercato “equity side”, 2017

Il Sole 24 Ore.it – Finanza Islamica, interesse in crescita