La tendenza che vede i criteri ESG e la rendicontazione della sostenibilità aziendale diventare parte integrante non solo della vita delle imprese e dei relativi stakeholder, ma anche e soprattutto delle decisioni di investimento, sembra avvalorata dall’estensione degli obblighi di rendicontazione e dalla previsione di standard di riferimento per l’esposizione dell’informativa di sostenibilità che le istituzioni sovranazionali stanno sviluppando a tutela dell’ambiente e della società.
LE NUOVE DISPOSIZIONI CONTENUTE DELLA DIRETTIVA (UE) 2022/2464
Pensiamo, infatti, alle nuove disposizioni contenute dalla Direttiva (Ue) 2022/2464 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022 in materia di rendicontazione societaria di sostenibilità. Queste, entrate in vigore il 5 gennaio 2023, modificano la normativa comunitaria precedente e introducono importanti novità sul tema, così da rappresentare una delle nuove sfide che si profilano all’orizzonte delle imprese italiane.
Le modifiche della “Corporate Sustainability Reporting Directive”, chiamata per brevità con l’acronimo CSRD, sostengono una visione a lungo termine in cui la transizione ecologica si promuove attraverso un sistema economico sostenibile bastato sulla costituzione di una concezione efficiente sotto il profilo delle risorse.
Lo fa prima di tutto introducendo l’ampliamento dei soggetti interessati, ovvero dovranno redigere il report di sostenibilità tutte le grandi società e tutte le società quotate sui mercati regolamentati dall’UE, oltre che le società extra-UE che sono quotate sui mercati regolamentati dell’UE e le filiali UE di società non UE, mentre vengono esentate da questo obbligo solo le microimprese.
I nuovi obblighi di reportistica – è stato stimato – riguardano circa 40mila imprese in Europa e di queste oltre 4000 tra società quotate e altre imprese in Italia, mentre finora soltanto 192 aziende redigevano annualmente la Dichiarazione sulle informazioni Non Finanziarie (DNF).
Segue poi un ampliamento delle informazioni che deve contenere, sempre più focalizzate sulle questioni di sostenibilità come la resilienza ai rischi, le opportunità sostenibili per le imprese connesse e i piani dell’impresa che favoriscono la transizione ambientale. Ma, allo stesso tempo, la relazione dovrà comprendere la descrizione del modo in cui tutte queste azioni influiscono sull’andamento della stessa, sui suoi risultati e sulla sua situazione. Qualora queste informazioni non siano disponibili o non siano divulgabili perché potrebbero compromettere la posizione commerciale dell’impresa, sono state previste delle specifiche cause di omissione che però devono garantire che non si pregiudichi la comprensione dell’andamento dell’impresa oltre che del suo impatto e dei sui risultati.
L’applicazione della nuova normativa seguirà il criterio dimensionale, quindi a partire dal 1 gennaio 2024 saranno le grandi imprese con più di 500 dipendenti occupati in media durante l’esercizio le prime ad essere coinvolte, mentre le Pmi quotate vedranno questi obblighi applicati agli esercizi aventi inizio dal 1 gennaio 2026.
LE ALTRE NOVITÀ LEGATE ALLA FINANZA SOSTENIBILE
A fianco delle nuove normative, lo scorso 1° febbraio, la Commissione Europea ha presentato il nuovo Green Deal Industrial Plan, un piano che mira a potenziare la capacità produttiva europea legata alle tecnologie e ai prodotti net-zero necessari per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici dell’UE.
E se la comunità Europea dimostra un impegno costante, la Banca Centrale Europea (BCE) ha pubblicato nuovi indicatori sperimentali ed analitici per analizzare i rischi legati al clima nel settore finanziario e monitorare lo sviluppo della finanza sostenibile. Questi forniscono una panoramica sugli strumenti di debito sostenibili emessi e detenuti nell’UE, presentano informazioni sulle emissioni collegate a portafogli, titoli e prestiti e sull’esposizione del settore finanziario a controparti con modelli di business ad alta intensità di carbonio; infine misurano l’impatto dei rischi naturali sulla performance di prestiti, obbligazioni e portafogli azionari.
SCENARI FUTURI
Come dimostra l’attività costante di tutti i maggiori organi di controllo europei, come Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (EIOPA) e l’Autorità bancaria europea (EBA) che hanno pubblicato le loro consulenze tecniche sulle bozze degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) relativi alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), le tematiche Esg avranno un peso sempre maggiore.
Ma non solo dal punto finanziario, bensì anche della comunicazione, in quanto contribuiranno ad aumentare la sensibilità degli operatori anche verso le pratiche di greenwashing, ovvero la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale.
In un futuro non troppo lontano, il peso dei criteri Esg si esprimerà non solo nell’estensione degli obblighi di rendicontazione ma nella diffusione di standard di riferimento sempre più dettagliati e coerenti con le varie normative europee e questi dati svolgeranno un ruolo di sempre maggiore rilevanza nella valutazione delle imprese da parte degli investitori e degli stakeholder, tanto da diventare sempre più determinanti per valutare il modello di business, l’appetibilità e la competitività delle aziende.