Emissioni Co2, Internet nella top ten delle “nazioni” più inquinanti

Sembra incredibile, eppure Internet è fra i maggiori produttori di Co2 del pianeta. Utilizzando una metafora geografica, potremmo inserire il mondo digitale nella top ten della “nazioni” più inquinanti in termini di emissioni. Siti web, e-mail, streaming, condivisioni di file: tutto ciò che viaggia sulla rete produce anidride carbonica, pochi grammi generati ed emessi a causa dell’energia necessaria per far funzionare i device e alimentare le reti wireless.

 

QUANTO INQUINA UN SITO INTERNET?

Rispondere alla domanda non è semplice. Secondo studi recenti si stima che il web sia la quarta “potenza” in termini di emissioni di Co2 in un anno, dopo Cina, Stati Uniti e India, stando ai dati del Global Carbon Project l’impatto annuo sarebbe pari a 1.850 milioni di tonnellate.

Soffermandoci sui dati relativi all’inquinamento digitale prodotto dalle big tech il primato spetta ad Amazon, con oltre 54 milioni di tonnellate di CO2 emesse nel 2020. Al secondo posto troviamo Samsung con 29 milioni, segue Apple con 22 milioni. Analizzando invece le multinazionali del web la peggiore è Google con oltre 12 milioni di tonnellate di CO2, seguita da Microsoft con 11 milioni e Facebook con 4 milioni. Consapevoli della ricaduta negativa in termini ambientali e di immagine, i colossi del web stanno comunque correndo ai ripari, avviando processi di riduzione delle emissioni di gas serra.

 

COME RIDURRE INQUINAMENTO

Alcune grandi digital company come Microsoft e Amazon stanno orientando gran parte delle loro politiche green sulla realizzazione di parchi fotovoltaici ed eolici e nella piantumazione di nuovi alberi. Altri, come Google, hanno attivato diversi progetti green e di sostenibilità ambientale per ridurre le emissioni e mitigare l’impatto dei propri prodotti sull’ambiente.
Confrontando però gli introiti generati dalle big tech con gli investimenti effettivamente finanziati a favore del pianeta, notiamo come il volume di stanziamenti resti comunque una parte risibile rispetto agli enormi ricavi generati dalle attività dei colossi digitali.

 

RUOLO DELLA FINANZA

Una svolta verso politiche sostenibili può arrivare dalla finanza e dagli investitori istituzionali. Un esempio arriva dalla Pensions and Lifetime Savings Association (Plsa), associazione di categoria per gli operatori del settore pensionistico, che tutela gli interessi di 20 milioni di risparmiatori e gestisce investimenti per mille miliardi di sterline.  La Plsa adotta ormai da tempo una policy interna che obbliga le aziende in cui investono al rispetto di determinati parametri ambientali, come avere programmi di contenimento per le emissioni di gas serra prodotte ed essere trasparenti nella comunicazione delle azioni intraprese a favore della sostenibilità. In caso di mancato adempimento degli obblighi le aziende rischiano l’espulsione dal fondo pensione. L’esempio inglese è solo uno fra i molti casi nei quali la finanza gioca un ruolo chiave nel contenimento delle emissioni che spesso, da parte delle aziende, resta un’astratta dichiarazione di intenti.

 

COME RIDURRE I CONSUMI

Gli analisti concordano: anche attraverso piccoli accorgimenti si può contribuire a ridurre le emissioni di Co2, basta ad esempio chiudere le finestre di navigazione dopo avere visitato un sito, o non tenere aperte insieme più pagine web quando non necessario.

Accanto a queste misure sono allo studio altre funzioni di risparmio energetico e quindi di contenimento delle emissioni di anidride carbonica, come la progettazione di siti web che vadano in standby autonomamente se non consultati o navigati. Gli analisti sostengono che grazie a questi accorgimenti progettuali si potrebbero risparmiare decine di migliaia di tonnellate di Co2, arrivando ad ottenere un effetto benefico analogo all’eliminazione di 5 o 6 mila auto dalle nostre strade.