L’obiettivo di salvare il Pianeta dal disastro climatico e dagli sprechi avrà nel corso del 2021 tantissime declinazioni, sia a livello italiano sia internazionale. Tantissimi i progetti privati e statali che punteranno alla riduzione della domanda di energia, alla conversione verso le fonti rinnovabili, al potenziamento e miglioramento delle superfici verdi. Ecco alcuni dei principali trend che osserveremo nei prossimi mesi e alcuni progetti concreti che proveranno a tradurli in realtà.

La città in 15 minuti

Lavoro, bar, ristoranti, scuole, luoghi ricreativi, negozi, servizi essenziali in un raggio di 15 minuti da casa, a piedi o in bicicletta. È questa, in sintesi, la concezione che diverse città stanno provando a realizzare anche sulla spinta della pandemia e che nel 2021 vivrà una decisa accelerazione. La prima metropoli ad accogliere la proposta dello scienziato franco-colombiano Carlos Moreno è stata la Parigi della sindaca Anne Hidalgo. “Dobbiamo ripensare le città in base ai quattro principi guida che sono gli elementi chiave costitutivi della città dei 15 minuti [… ] – spiega Moreno – l’ecologia [… ] la vicinanza [… ] la solidarietà [… ] la partecipazione [… ] Non voglio che le città diventino paesini rurali. La vita urbana è vibrante e creativa. Le città sono luoghi di dinamismo economico e innovazione. Ma dobbiamo rendere la vita urbana più piacevole, agile, sana e flessibile. Per fare ciò, dobbiamo assicurarci che tutti, e intendo davvero tutti, coloro che vivono in centro e coloro che vivono in periferia abbiano accesso a tutti i servizi essenziali nelle vicinanze”.

In città come Milano la transizione è già iniziata: il boom dei monopattini, le nuove piste ciclabili, la rimodulazione degli spazi di lavoro sono solo all’inizio e durante i prossimi mesi non potranno che proseguire. In direzione analoga si muovono altre metropoli aderenti al C40, la rete di un centinaio di grandi città del mondo nata a seguito degli accordi di Parigi del 2015: Bogotà sogna le strade “traffic free”; molti sobborghi di Londra come Lamberth e Hockney amplieranno i marciapiedi e limiteranno le strade al traffico; Barcellona punta ad avere 30mila metri quadrati di area urbana solo per pedoni; Città del Messico progetta una rete di diversi km di piste ciclabili, solo per citare gli esempi più avanzati di sostenibilità urbanistica.

 

Edifici sempre più green

Secondo una stima delle Nazioni Unite, nel 2017 gli edifici, i metodi di costruzione e le loro fonti di energia hanno prodotto il 39% delle emissioni mondiali di anidride carbonica legate all’energia. Un numero senz’altro impressionante che a livello europeo la Commissione punta ad abbattere riqualificando, entro il 2030, ben 35 milioni di edifici e creando 160mila posti di lavoro. All’interno del Green Deal, la strategia “Renovation Wave” e il piano Next Generation Eu varato nel 2020 e destinato a entrare nel vivo proprio nel 2021, saranno gli strumenti concreti con il quale Bruxelles metterà in cantiere la riconversione del patrimonio edilizio in chiave green. Nei prossimi mesi, insomma, diventeranno la norma complessi residenziali in legno come il Cederhus di Stoccolma (che con i suoi 200 appartamenti è a oggi una delle strutture in cedro più grandi al mondo) oppure la Torre Unipol di Milano (un grattacielo da 125 metri di altezza che verrà ultimato proprio nel 2021 con una peculiare struttura a X che ricorda un nido fatto di materiali sostenibili).

“Il semplice utilizzo dell’intelligenza artificiale può aiutare le aziende a ridurre dal 5% al 10% il totale di emissioni di gas serra entro il 2030, che corrispondono tra 2,6 e 5,3 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente”.

Più intelligenza artificiale, meno sprechi e inquinanti

Da tempo si discute del contributo che l’intelligenza artificiale può dare nel costruire un mondo più sostenibile. Secondo uno studio di Boston Consulting Group (Bcg) sappiamo oggi che con l’utilizzo dell’AI le aziende possono ridurre dal 5% al 10% il totale di emissioni di gas serra entro il 2030, che corrispondono tra 2,6 e 5,3 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente. In attesa di arrivare al pieno risultato prospettato da Bcg, ci sono aziende che già da adesso mettono alla prova questo strumento, per esempio nella lotta agli sprechi energetici: la multiutility Hera ha avviato una collaborazione con l’Università di Bologna e l’azienda di data analytics Rezatec che ha permesso di sviluppare un algoritmo in grado di prevedere i punti della rete idrica a maggiore rischio di rottura per consentire così di programmare una manutenzione più puntuale. I primi comuni su cui è stata sperimentata questa intelligenza artificiale sono stati Santarcangelo di Romagna, Riccione e Cattolica, nel Riminese, e nel 2021 la sperimentazione verrà estesa a una porzione della provincia di Forlì-Cesena, oltre all’intera provincia di Rimini.

Il lato green della pandemia  

Se la realizzazione di tessuti e capi di abbigliamento sostenibili ormai è diventata prassi per tanti brand anche dell’alta moda, nuova pratiche sorgono quest’anno in relazione alle nuove abitudini pandemiche. Le mascherine facciali usa e getta usate per prevenire la diffusione del Covid-19 potrebbero essere riciclate e utilizzate nei lavori di costruzione del manto stradale. Sono stati i ricercatori australiani del Royal Melbourne Institute of Technology ad avere avuto l’intuizione di mescolare mascherine triturate e calcestruzzo demolito per ottenere un nuovo materiale edile: per ogni km di strada a due corsie si potrebbero smaltire fino a 3 milioni di mascherine. Il mix di aggregato di calcestruzzo riciclato e mascherine porterebbe alla costruzione di strade “migliori, più forti e più flessibili”, come spiega il responsabile della ricerca, Muhammad Saberian. “Abbiamo bisogno di strade flessibili, per meglio sostenere i carichi del traffico, e questo materiale aggregato offre buone proprietà di flessibilità. Siamo stati ispirati dall’idea di studiare soluzioni di economia circolare per ridurre i rifiuti generati dalla pandemia”.

Cibo sempre più bio e senza sprechi

L’attenzione per l’ambiente è senz’altro cresciuto anche a tavola e a tutti i livelli. A fine 2020 la Guida Michelin ha portato il tema della sostenibilità nelle grandi cucine gourmet introducendo il nuovo riconoscimento delle “stelle verdi” per gli chef che sposano i temi del rispetto ambientale, dell’etica del lavoro, dei corretti rapporti di filiera, della lotta allo spreco alimentare. E la tendenza non si limita agli chef blasonati: tutti gli italiani sono stati ultimamente molto più attenti a salute e ambiente con gli acquisti dei prodotti biologici cresciuti del +7% sul 2019 (dati Nielsen 2020) e con un crescente impegno contro lo sperpero di cibo (dati Waste Watcher International Observatory).

A livello istituzionale per il 2021 sono tante le iniziative per portare il green nei piatti: la Commissione europea ha promosso per esempio, la campagna social “Taste the Ocean”, tradotta per l’Italia con “Il mare in bocca”, per promuovere il consumo di pesce e frutti di mare locali, stagionali e sostenibili, in collaborazione con nove star della cucina internazione tra i quali lo spagnolo Joan Roca, il belga Sang Hoon Degeimbre o l’italiano Christian F. Puglisi.