Silver Economy tra sfide e opportunità. Nell’inverno demografico che sta arrivando crescono le opportunità di investimento per rispondere ai bisogni silver
Nei prossimi vent’anni, quasi una persona su cinque, ovvero dieci milioni di italiani, vivranno da soli mentre le proiezioni ci dicono che gli over65 passeranno dagli attuali 4,2 milioni a 6,1 milioni nel 2041.
Inoltre, secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, questa fascia della popolazione costituisce una colonna portante dell’economia nazionale visto che, nel 2021, il valore dei redditi generati dai contribuenti over55 è stato pari a 461,8 miliardi di euro, il 27,5% del PIL nazionale. Numeri che vanno trasferiti nella Silver Economy, ovvero l’economia costruita sulle risorse accantonate e possedute e sui bisogni dalla fascia degli over65.
L’inverno demografico sta arrivando e porterà non solo un aumento delle possibilità di investimento nella Silver Economy, ma anche un cambiamento strutturale della nostra società, che finora ha potuto contrastare in modo naturale fenomeni come la solitudine della terza età e che presto si ritroverà con sempre più persone che dovranno affrontare il decadimento fisico e cognitivo senza un nucleo familiare di sostegno.
In questo contesto, la ricerca tecnologica e le innovazioni delle start-up, ma anche l’organizzazione di nuovi luoghi abitativi che favoriscano l’aggregazione e lo sviluppo di politiche sull’occupazione orientate al futuro, rappresentano aree di investimento sempre più importanti perché, non solo garantiranno un buon livello di qualità della vita ma si pongono come un’opportunità di crescita per vari settori economici.
Come cambia la Silver Economy a partire dai modelli abitativi
I numeri della crescita del segmento silver sono numeri importanti se paragonati anche al calo delle nascite. Questo ci dice che, non solo saremo tutti più vecchi perché vivremo di più, ma avremo anche meno giovani che potranno occuparsi di noi.
Non sorprende quindi che la Silver Economy, desti sempre più attenzione da parte di imprese e istituzioni proprio perché offre tante opportunità di sviluppo e diversificazione, a partire dai nuovi modelli abitativi.
Il rapporto con la casa, infatti, non riguarda solo la solitudine, l’aumento dell’impegno economico e personale per la gestione di ambienti troppo grandi o improvvisamente scomodi o inadatti a ospitare l’assistenza domestica, ma anche la sicurezza stessa di chi vi abita e che si ritrova a muoversi in spazi in cui i rischi di incidenti possono aumentare.
Ecco quindi che il Senior Housing e il Co-Housing diventano argomenti centrali per gli imprenditori che investono nel settore immobiliare, oltre che per i nuovi acquirenti, i quali non sono più solo i così detti “millennials”, ma anche la classe d’età dei senior, che in molti casi è da considerarsi tra quelle alto spendenti e che richiede una serie di servizi in linea con le proprie esigenze.
In particolare, il Co-Housing si presenta come un modello di abitazione che permette alle persone più anziane di vivere insieme in una comunità, condividendo alcuni spazi ma avendo al contempo la propria indipendenza grazie a unità abitative private, così da mettere insieme tutte le necessità di sicurezza e socializzazione che si prevede saranno necessarie in un futuro con poche famiglie di sostegno.
Nel mondo immobiliare si fa quindi strada una nuova progettualità che mette al centro le nuove esigenze in ottica di longevità che devono soddisfare, al tempo stesso, anche ambizioni di socialità e intrattenimento. Queste nuove prospettive portano non solo allo sviluppo di progetti edilizi dedicati, ma anche di servizi ad hoc e alla richiesta agenti e agenzie di mediazione orientate verso il Senior Housing.
La ricerca e le sfide dell’invecchiamento
L’Italia vuole porsi in ambito europeo come il principale polo scientifico nella ricerca sull’invecchiamento e come un “laboratorio empirico” all’avanguardia sul suo processo, attraverso le attività del Ministero dell’Università e della Ricerca che, tramite i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha finanziato alcuni bandi che hanno al centro le sue conseguenze e sfide.
I bandi mirano a finanziare progetti di sviluppo sperimentale, in particolare sulla fragilità degli anziani, sui disturbi neurologici dovuti all’età, sull’impatto del cambiamento climatico e dell’inquinamento sulla salute in una popolazione che invecchia. Ma si promuovono anche attività di ricerca che indagano le preferenze di consumo e le dinamiche nei comportamenti individuali nella Silver Economy e nella transizione demografica, oltre che la ricerca per una nuova architettura di welfare integrato.
Anche la Rete Nazionale Acceleratori di Cassa Depositi e Prestiti, con la partecipazione di società internazionali e partner economici e scientifici, ha avviato il programma Next- Age per supportare le start-up attive nella silver economy. Con una dotazione finanziaria iniziale di 5,46 milioni di euro e complessiva pari a 8 milioni, Next Age avrà durata di tre anni e mira a supportare circa 10 start-up all’anno attive nella Silver Economy – inteso come settore trasversale volto a ideare soluzioni innovative per gli over 50 – che si trovino nelle fasi seed e pre-seed, tramite un percorso di quattro mesi verso la validazione del loro modello di business e il rafforzamento delle loro potenzialità di crescita.
L’assistenza che cambia con la telemedicina
Ma tra i tanti temi che ruotano intorno alla Silver Economy un ruolo importante ha anche l’integrazione tecnologica e l’assistenza territoriale per la salute, elementi che si rapportano con la necessità di supportare l’inclusione e la tutela della fragilità degli utenti.
Il contesto dei Sistemi Sanitari e delle imprese che operano a stretto contatto con la sanità, dal mondo del farmaco a quello del dispositivo medico, si muovono in un mercato sempre più caratterizzato dalla continua crescita delle soluzioni digitali non solo per l’organizzazione e l’erogazione delle cure, ma anche per la ricerca applicata.
Se andiamo a vedere il contesto delle conoscenze degli italiani, la medicina digitale e la telemedicina sono argomenti conosciuto da un’ampia fascia della popolazione over 55 che utilizzano le app e la telemedicina per consultare i propri dati e esami, interagire con il medico e richiedere soccorso.
E se il medico di medicina generale e lo specialista vengono visti come una chiave fondamentale per l’accesso del paziente ai servizi, più del 50% dei cittadini Silver pagherebbe per questi servizi sul canale privato. Esiste quindi un potenziale di mercato interessante che può guidare una rivoluzione digitale nel percorso di salute lungo il corso della vita. Un mercato che potrà giovare anche delle partnership pubblico-privato per sviluppare questi servizi alla luce dei fondi del PNRR, che investono un miliardo solo sulla telemedicina.
Gli scenari della longevità tra nuove esigenze e occupazione
Nei prossimi anni sarà sempre più importante migliorare l’approccio e la gestione dei percorsi di salute dei cittadini, non solo per aumentarne le prospettive di vita, ma per rendere questa vissuta in buona salute e ridurre, di conseguenza, l’impatto economico della cronicità. Inoltre bisognerà anche attivare con più vigore politiche inclusive di welfare per fronteggiare i livelli di solitudine e povertà che andranno a crescere senza il sostegno della rete familiare.
Sarà necessario, poi, non sottovalutare lo sviluppo dell’occupazione, che vede il ruolo dei Future Silver, ovvero gli over55 e over 65 del futuro, come centrale. Davanti a lavoratori che vivranno di più e saranno più in salute sarà infatti necessario investire in politiche sia di upskilling, che permettano di espande le conoscenze o acquisisce nuove competenze nell’ambito dei propri incarichi, che reskilling, ovvero sviluppare nuove competenze che permettano al lavoratore di andare a ricoprire ruoli differenti. Ma bisognerà tenere conto anche del passaggio generazionale, per preservare mestieri e competenze che rischiano di perdersi nel tempo.