Il processo di “elettrificazione” verso cui tende l’economia globale è un importante fattore nelle stime di rafforzamento della domanda di energia elettrica nel medio-lungo periodo. Il rapido sviluppo del mercato dello storage di energia rappresenta l’elemento chiave che potrebbe accelerare ulteriormente la crescita dell’utilizzo delle fonti rinnovabili, andando a porre una soluzione al problema della gestione dei picchi di domanda di energia e alla discontinuità di generazione.
Tuttavia, nel corso degli ultimi 12 mesi l’elezione del Presidente americano Trump, ostile alle politiche di promozione della produzione di energia rinnovabile, ha generato il timore tra gli operatori finanziari di un brusco rallentamento nello sviluppo di nuovi progetti, complice l’auto-esclusione della prima economia mondiale dai patti “globali” per il sostegno e la pianificazione delle iniziative green. La riforma fiscale presentata dai Repubblicani, a tal proposito, prevede l’annullamento delle agevolazioni fiscali per chi investe e per chi produce energia attraverso fonti rinnovabili (Production Tax Credit e Investment Tax Credit).
Parallelamente al fattore esogeno politico, la fase di transizione a livello globale all’assegnazione dei nuovi progetti nel settore delle rinnovabili attraverso un sistema di aste nazionali ha generato un aumento della competizione con il risultato di un’accelerazione della contrazione dei prezzi riconosciuti per l’energia prodotta. Tale cambiamento si è aggiunto al naturale trend di calo del costo di produzione (Levelised Cost of Electricity) determinato dall’avanzamento tecnologico e dall’innovazione di prodotto, osservato in particolar modo nel settore eolico. Il segmento On-Shore ha raggiunto nell’ultimo anno un livello di costo produttivo compreso tra i 25-50 Euro/MWh.
Le criticità presentate hanno generato una fase di forte debolezza e correzione per i principali produttori di impianti di energia eolica quali Vestas Wind Systems, Siemens Gamesa, General Electric e Nordex sulla base di un calo delle stime degli ordini futuri e un rapido decremento della marginalità. Il settore, proprio in vista di tali fattori negativi, è stato interessato da un’ondata di consolidamento con operazioni di M&A quali quelle tra Siemens (Business Unit Wind) e Gamesa così come tra Nordex e Acciona Wind Power. L’intento di tali combinazioni è stato quello di combattere il calo della marginalità attraverso la creazione di sinergie e una maggior forza competitiva determinata dall’economia di scala.
Recentemente, l’Associazione Wind Europe ha aggiornato le stime sugli scenari di sviluppo dell’economia legata all’energia eolica al 2030 offrendo delle “raccomandazioni” sull’implementazione di politiche comunitarie volte a sostenere lo sviluppo del settore delle energie rinnovabili. Da un lato, un innalzamento del target della copertura della domanda di energia offerta dalle fonti sostenibili al 35% entro il 2030, in attesa di conoscere nei prossimi anni il nuovo piano della Commissione Europea quando andrà verso il completamento l’attuale Horizon 2020. Dall’altro, un’adozione di piani di sviluppo vincolanti a livello di paesi membri su un orizzonte temporale che va oltre il 2020 con l’intento di offrire una maggior trasparenza agli investitori su un tema che andrà a giocare un ruolo importante nel prossimo decennio, quale quello del “repowering”. Nella sola UE, circa il 50% della capacità installata raggiungerà il termine della “vita utile operativa” entro il 2030, generando un potenziale flusso di investimenti volti a rinnovare gli impianti per un range complessivo compreso tra 3-8 GW annuali e in costante crescita nel corso del prossimo decennio.
Lo scenario intermedio elaborato dall’Associazione stima una capacità cumulata al 2030 pari a 323 GW di cui 70 GW Off-Shore e 253 GW On-Shore, rispetto i 154 GW installati a fine 2016 e i 204 GW previsti per il 2020. Tale volume implica una previsione nettamente superiore sia alle stime fornite dalla Commissione Europea (250 GW), sia dall’International Energy Agency (275 GW). La previsione indica un flusso di investimenti pari a oltre 260 miliardi di Euro che permetterebbe di creare 570.000 nuovi posti di lavoro grazie ad un raddoppio della capacità On-Shore e ad un mercato Off-shore in crescita di 5 volte rispetto i livelli attuali. Tale livello produttivo permetterebbe una riduzione delle importazioni di combustibile fossile per 13 miliardi di Euro circa. Il risultato degli investimenti effettuati porterebbe l’Unione Europea ad una copertura del fabbisogno energetico attraverso l’utilizzo della fonte eolica appena inferiore al 30%. A livello di Stati membri, la Danimarca presenterebbe una copertura del fabbisogno superiore al 70% solamente attraverso la fonte eolica, Germania, UK, Spagna, Francia raggiungerebbero rispettivamente il 47%, il 38%, il 34% e il 26%, mentre l’Italia presenterebbe una copertura prossima al 10%.
Rispetto al decennio in corso, acquisirà una notevole importanza il segmento Off-Shore, grazie ad un costo di produzione sceso già ampiamente sotto i 100 Euro/MWh e previsto inferiore agli 80 Euro/MWh entro il 2025, oltre al segmento dei servizi legati al parco installato che beneficerà del graduale aumento dei volumi da sottoporre a manutenzione.
Nel complesso, nonostante fonti di incertezza continuino a gravare sul settore, il tema della sostenibilità dovrebbe garantire un impegno efficace e congiunto a livello globale nella promozione degli investimenti in tecnologie green, non solamente a livello pubblico ma con un sostegno fondamentale delle politiche corporate, in un’ottica di crescita e sviluppo per la società e di neutralizzazione del fenomeno di surriscaldamento del pianeta.
Wind Energy in Europe: Scenarios for 2030 – September 2017 Wind Europe