La cosiddetta “White Economy” è ormai un potente driver dell’economia italiana: contribuisce, infatti, al 10,7% del PIL nazionale e dà lavoro a oltre 2,4 milioni di persone, ovvero il 10% dell’occupazione complessiva italiana.
Si tratta di un settore in forte crescita ormai da più di un decennio, che alimenta aziende private e pubbliche e pone l’Italia sotto i riflettori dei grandi investitori internazionali.
Cosa si intende con White Economy?
Con il termine White Economy si includono tutti quei settori che producono, fanno ricerca, commercializzano e offrono beni e servizi di natura sanitaria. In Italia, è composta da una parte pubblica e da una parte privata, poiché il sistema salute italiano è un sistema composto da entrambe le componenti.
La componente privata interessa, in particolare, la manifattura (l’industria farmaceutica e dei dispositivi e tecnologie medicali), il commercio (gli intermediari, i grossisti e i rivenditori al dettaglio) e i servizi (l’offerta ospedaliera privata, dei professionisti sanitari e delle strutture termali). La componente pubblica, invece, riguarda i servizi erogati dagli ospedali pubblici, dai medici di medicina generale e più in generale, da tutte quelle strutture/professionisti che fanno parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Inoltre, la filiera della salute presenta moltissime interazioni con altri settori, ad esempio:
- le forniture di beni e servizi ordinari alle strutture;
- l’ICT applicata alla sanità
- le attività di ricerca e formazione in ambito universitario
- i parchi scientifici e tecnologici
- le start-up
Tutte queste attività, e molte altre, si traducono nella produzione di un consistente indotto per l’economia italiana.
Quanto vale la White Economy?
L’industria privata è il cardine principale della White Economy italiana. Anche in periodo di crisi, infatti si tratta di un settore che registra miglioramenti significativi, sia in termini percentuali che assoluti. A inizio 2019, la filiera della salute privata rappresentava da sola il 4,9% del fatturato (circa 144 miliardi di euro), il 6,9% del valore aggiunto (49 mld di euro), il 5,8% dell’occupazione (circa 910.000 persone) e il 7,1% delle esportazioni (oltre 28 mld di euro).
Ci si trova davanti, quindi, a un gigante economico, un comparto industriale che non si ferma neanche in un periodo di crisi come gli anni 2008-2015, durante i quali il valore aggiunto complessivo dell’economia italiana è rimasto sostanzialmente invariato, mentre quello della White Economy è cresciuto del 14,3%. Nello stesso periodo, l’occupazione in Italia registrava un -9,2%, mentre nella filiera sanitaria aumentava del 3,35%.
Il particolare mix pubblico/privato della sanità italiana sembra essere quindi un metodo vincente per far funzionare un settore importantissimo per i cittadini ma anche per l’economia del Paese.