La parità di genere, il cosiddetto “gender gap”, è un tema sempre più attuale. In Europa e nel resto del mondo la tematica è al centro delle agende politiche. L’obiettivo comune è uno solo: ridurre in maniera significativa il divario fra i ruoli per favorire, in tutti gli ambiti della vita sociale, la vera affermazione delle pari opportunità.
Gli analisti concordano nel dire che la riduzione delle disparità lavorative, economiche, culturali, salariali fra i “sessi” sarà un’opportunità di crescita, non solo per la collettività, ma anche al livello economico.
GENDER GAP IN EUROPA
Secondo il recente studio del World Economic Forum Global Gender Gap report, a guidare la classifica dei Paesi più virtuosi troviamo il Nord Europa con Islanda, Finlandia e Norvegia. Non a caso le tre nazioni sono guidate da premier donne, un dato che certifica come l’idea di “ruolo sociale” o di “ruolo apicale” principalmente maschile sia un concetto assente dall’intelaiatura istituzionale e politica dei tre Stati, le cui scelte sono libere dai vecchi stereotipi di genere.
Al quarto posto il primo Paese extra Europa, è la Nuova Zelanda guidata dalla premier Jacinda Ardern (1980), numero uno del partito Laburista, mentre al quinto troviamo la Svezia.
Fuori dalla top ten Germania, Francia e Regno Unito rispettivamente all’11esimo, 16esimo e 23esimo posto. L’Italia passa dal 76esimo al 63esimo posto rispetto alla rilevazione precedente, guadagnando 13 posizioni su un panel complessivo di 156 Paesi.
LA UE PARLA AL FEMMINILE
Restando in Ue e osservando le Istituzioni europee e la loro composizione, notiamo che i posti apicali, nel passato riservati agli uomini, sono sempre più in capo delle donne. Alla guida del Parlamento Europeo, l’organo legislativo unionale, è stata recentemente eletta la maltese Roberta Metsola, alla guida della Commissione Europea c’è la belga Ursula von der Leyen, mentre a guidare la BCE c’è la francese Christine Lagarde. Tre donne di assoluto valore che stanno interpretando i loro ruoli con capacità e competenza confrontandosi, fra l’altro, con emergenze critiche come quelle legate al Covid e alla stesura e approvazione del Recovery Fund, fino alla gestione della recente guerra fra Russia e Ucraina.
STOP GENDER GAP VALE 28 TRILIONI DI DOLLARI
Sempre dall’Unione Europea arriva un’analisi condotta in occasione del “Gender Action Plan 2016-2020”, che ha messo in evidenza i costi del divario di genere a livello mondiale. Lo studio ha certificato come il gender gap abbia ripercussioni sia a livello sociale che livello economico.
Gli esperti calcolano che riducendo progressivamente il gender gap sul luogo di lavoro ed eliminandolo entro il 2025, si potrà raddoppiare il contributo delle donne al Pil mondiale passando dai 39 miliardi di dollari ai 67 miliardi di dollari con ovvie ricadute positive per l’economia globale e la sostenibilità sociale.