Un accordo giusto, duraturo, bilanciato. Così è stato definito da Laurent Fabius, presidente della COP21, l’accordo siglato a Parigi a dicembre 2015 per regolamentare globalmente la riduzione dei cambiamenti climatici. Oggi, almeno in Europa, è tempo di trarre i primi bilanci e analizzare le opportunità future che la decarbonizzazione apre nel Vecchio Continente.
Il vento come forza trainante
La Commissione Europea ha stabilito gli obiettivi in merito al percorso di decarbonizzazione, alla riduzione delle emissioni di CO2 ed al pattern di crescita delle energie rinnovabili. Gli obiettivi sono stati aggiornati rispetto alla precedente Europe 2020 con il convegno COP21 di Parigi a fine 2015. Più di un anno dopo, non sono ci sono stati ulteriori accordi scritti ed il principale problema risulta oggi una mancanza di una policy comune condivisa tra i Paesi Membri che stabilisca gli obiettivi dei singoli paesi, volti al raggiungimento dei livelli previsti.
Ecco il quadro con gli obiettivi chiave in materia di clima ed energia, da raggiungere entro il 2030:
- – Riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas serra (rispetto al 1990). Necessario un piano per il nuovo accordo internazionale sul clima che permetta di raggiungere l’obiettivo successivo e più a lungo termine di riduzione delle emissioni dell’80-95% entro il 2050;
- – Fabbisogno energetico medio europeo generato per almeno il 27% da fonti rinnovabili entro il 2030;
- – Incremento del 27% nell’efficienza degli attuali sistemi basati sulle energie rinnovabili entro il 2030. Possibilità di un ampliamento dell’obiettivo fino al 30% dal 2020.
Ad oggi la fonte primaria di energia resta di gran lunga il carbone (grafico) con un volume pressoché doppio rispetto all’energia prodotta da fonti rinnovabili. Nel 2040, viceversa, le previsioni sono per un sorpasso delle rinnovabili nei confronti del carbone (dovrebbe avvenire nel 2030). Il maggior contributo alle rinnovabili dovrebbe essere offerto dalla fonte idroelettrica, con una crescita stabile negli anni, l’eolica e il solare, quest’ultime con una crescita esponenziale da qui al 2040.
LCOE – Perché è importante analizzare il Levelised Cost Of Electricity
Se gli investimenti in energie rinnovabili sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni la ragione va ricercata, oltre che nelle misure di policy della CE, nell’abbassamento del costo della produzione di energia da fonti rinnovabili rispetto al costo della produzione attraverso il carbone ed i combustibili fossili. Ciò ha permesso una crescita della competitività dell’energia rinnovabile a livello produttivo e di conseguenza di consumo.
A livello globale l’energia eolica è la più competitiva tra le alternative al carbone e non è ormai distante da quest’ultima.
Report della “European Wind Energy Association” (EWEA) – Scenario al 2030
Nel 2014 è stato posto l’obiettivo vincolante da parte dell’Unione Europea di ottenere il 27% dell’energia necessaria consumata da fonti rinnovabili. Questo 27% si tradurrebbe in un range tra il 45%-50% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. In particolare l’energia eolica dovrebbe rappresentare almeno il 21% dell’energia elettrica consumata nel 2030. In base all’evoluzione delle politiche dei singoli Paesi membri ed al grado di condivisione degli obiettivi fissati per diminuire le emissioni di CO2 nell’atmosfera sono stati previsti tre diversi scenari dall’Ewea.
Worst case scenario: 251 GW di energia eolica installata (76 mila turbine eoliche) sufficiente a soddisfare il 19% della domanda di energia elettrica. Settore che darebbe lavoro a 307 mila addetti per un valore di investimenti totali di 367 miliardi di euro.
Central scenario: lo scenario centrale, quello intermedio e maggiormente probabile, si attende 320 GW di capacità eolica installata, di cui 254 GW onshore e 66 GW offshore. Rappresenterebbe più di due volte la capacità installata nel 2014 (129 GW) e un ulteriore aumento di circa il 65% rispetto la previsione di capacità installata nel 2020. Verrebbe soddisfatta il 24,5% della domanda di energia elettrica dell’Unione Europea per un valore complessivo del mercato dell’eolico pari a 474 miliardi di euro. Risulteranno presenti 96 mila turbine (tra mare e terra).
Best case scenario: nella migliore delle ipotesi saranno installati 392 GW volti a soddisfare il 31% della domanda di energia elettrica dell’Unione Europea. Saranno necessari 591 miliardi di investimenti per un installazione totale di 114 mila turbine eoliche. Il settore impiegherà 366 mila addetti.
Conclusione: che vento tira in Europa
Come procede finora la corsa alle rinnovabili dell’Europa? Il dato medio europeo si ferma a fine 2015 al 16,7% dei consumi finali, in discreto ritardo rispetto all’obiettivo del 20% entro il 2020 e del 27% entro il 2030.
La primatista nel continente è la Svezia, che ha raggiunto il 53,9% di energia verde sul totale dei consumi, seguita a notevole distanza da Finlandia (39,3%), Lettonia (37,6%) e Austria (33%). Ottimo risultato anche per l’Italia, il cui fabbisogno energetico coperto da fonti rinnovabili ha raggiunto a fine 2015 quota 17,5%, di fatto superando il suo obiettivo per il 2020 (17%). Male invece i Paesi Bassi (5,8% con un obiettivo del 14% entro il 2020), la Francia (15,2%, target 2020 del 23%) e il Regno Unito (8,2%, target 2020 pari al 15%).
In sintesi, sebbene con qualche difficoltà, nel settore energetico “il vento è cambiato” e ogni giorno diventa più preponderante nella politica green europea. Un cammino da rendere più solido da qui al 2030 per assicurare un futuro migliore al nostro pianeta.