Curiosità ed empatia, così Satya Nadella ha dato una nuova vita a Microsoft

“Ho 46 anni. Sono sposato da 22 anni e ho tre bambini […] A definirmi è la mia curiosità e sete di conoscenza. Compro più libri di quanti ne possa finire. Mi iscrivo a più corsi online di quanti ne possa completare. Fondamentalmente credo che se non impari nuove cose, smetti di realizzare cose importanti e utili. Quindi famiglia, curiosità e fame di conoscenza sono ciò che mi definiscono”. A presentarsi con queste parole nel momento della sua nomina a CEO è stato Satya Narayana Nadella, il numero uno di Microsoft che oggi rappresenta un modello alternativo di leader per la Silicon Valley e non solo.

 

Determinazione e alleanze

Nato in India, a Hyderabad, nel 1967, da un impiegato statale e una insegnante di sanscrito, per anni tentò di diventare un giocatore professionista di cricket, salvo poi essere conquistato da scienza e tecnologia. Dopo una laurea in Ingegneria elettrica nel suo paese di origine, si trasferì negli Stati Uniti per conseguire un master in computer science all’Università del Wisconsin. Dopo un’esperienza nella celebre compagnia di server Sun Microsystems, entrò in Microsoft. Era il 1992 e fedele alla sua insaziabile voglia di imparare, decise di conseguire un MBA lavorando a tempo pieno e facendo il pendolare tra Redmond, Washington e l’Università di Chicago.

Di quel periodo l’ex collega Sanjay Parthasarathy racconta oggi: “La sua dedizione mi ha sempre lasciato di stucco”. Senza una incrollabile determinazione Nadella non sarebbe riuscito nell’impresa di scalare la vetta di Microsoft partendo dal basso e raggiungendo i vari gradini della dirigenza.

Quando Bill Gates e Steve Ballmer gli offrirono la posizione di CEO dopo il disastro di Windows 8, le azioni valevano 40 dollari, ora ne valgono 160. Archiviata la stagione dei sistemi operativi, decise con lungimiranza di puntare tutto sui servizi cloud, intuendo che i dati sarebbero presto diventati l’oro del nostro tempo e che la collaborazione con altre aziende non era più un tabù.

Per rendere software e servizi subito e ovunque disponibili, ha fatto scelte coraggiose e inimmaginabili per competitor come Apple. A cominciare dall’adozione del rivale open source Linux, dalla inclusione di Office e Outlook in iPad, iPhone e Android. A un evento ufficiale del 2015 ha presentato persino alcune applicazioni Microsoft mostrando il proprio iPhone a una platea basita.

E non ha avuto paura di fare acquisizioni strategiche come l’acquisto di LinkedIn e Mojang, la società che ha realizzato il videogame dei record Minecraft.

 

Codice, poesia e ascolto

Nadella non è il classico nerd antisociale e appassionato di programmazione e numeri: “Se stai provando ad afferrare qualcosa che può essere descritto usando moltissime frasi e pagine di prosa, puoi convertirla in un paio di righe di poesia cogliendone così l’essenza, questa è la vera sintesi. Il miglior codice è la poesia”, ha detto a Politico.

E non è nemmeno il classico leader verticale e autoritario. Con il sorriso da ragazzo semplice e la forza di un genitore con un figlio disabile, ha triplicato la capitalizzazione di Microsoft (da 302.2 miliardi di dollari a oltre 1000 miliardi), fondando tutto sulla sintonia con le persone. “Senza empatia non si può tirare fuori il meglio dalla propria squadra, per questo, secondo me, è la chiave di tutto”.

Nei corridoi di Redmond hanno presto interiorizzato il suo mantra “listen more, talk less and be decisive when the time comes”, (cioè “ascolta di più, parla meno e sii decisivo quando arriva il momento giusto”). L’azione in particolare, è sostenuta da Nadella a tutti i livelli. A suo avviso lamentarsi, soprattutto quando si è raggiunto un ruolo apicale, è inaccettabile: “Leadership non significa opporsi agli ostacoli, ma superare gli ostacoli, guidando l’intera squadra”.