Bund: cosa sono e quando vengono utilizzati

I Bund, diminutivo di Bundesanleihen, sono l’equivalente dei Buoni del Tesoro Poliennali emessi dallo stato italiano. Si tratta, ovvero, di titoli di stato, di obbligazioni emesse dal governo dello stato tedesco per finanziare il proprio debito pubblico. 

Come funzionano i Bund

La Germania emise Bund sul mercato per la prima volta alla fine del 1952 e, da allora, ne emette a intervalli regolari con scadenze variabili, dai 10 ai 30 anni. Attualmente queste obbligazioni vengono emesse in euro, prevedono un rendimento annuale fisso (cedola) e sono quotati in borsa indicando la percentuale del valore nominale al quale sono venduti (come tutti i titoli di stato).

I Bund tedeschi solitamente hanno livelli di rischio praticamente nulli e rendimenti piuttosto ridotti. Ciò si deve sia alla solidità dell’economia tedesca che alle garanzie fornite dalle politiche finanziarie seguite dalle autorità governative, da sempre guidate dal rigore e dalla stabilità. Di conseguenza, un investimento in Bund tedeschi non è sinonimo di elevati rendimenti ma di sicurezza e, pertanto, sono utili ai fini della diversificazione del rischio.

L’importanza dei Bund

I Bund possono essere utilizzati come riserve assicurative da parte dei fondi. Accettati dalla Banca Centrale Europea come garanzia per le operazioni di credito, i titoli sono venduti all’asta sul mercato primario per volumi superiori a 1 miliardo di euro. Il governo tedesco in genere segue le nuove emissioni con volumi più elevati producendo numerosi aumenti, fino a circa 15 miliardi di euro, il che aiuta a mantenere un elevato livello di volume di scambio.

I Bund rappresentano circa il 50% del debito residuo del governo tedesco, dato che sottolinea la loro importanza nel finanziamento dello Stato tedesco. Emettendo questi e altri titoli a lungo termine le autorità tedesche ottengono una fonte di finanziamento più stabile, riducendo così la necessità di rinnovare frequentemente il debito.

Il Bund e lo spread

Nell’ultima decade per i cittadini italiani è diventato sempre più familiare il termine spread. Ma di cosa si tratta esattamente?

Tradizionalmente i Bund vengono considerati il benchmark europeo delle obbligazioni statali, lo standard sul quale valutare i titoli emessi dagli altri stati europei. Per farlo si calcola lo spread, ovvero il differenziale di rendimento tra un determinato titolo di Stato e il Bund tedesco. Nel caso italiano, lo spread fa riferimento ai Bund e ai BTP con scadenza fissa a 10 anni.

I Bund e l’emergenza Coronavirus

L’agenzia del debito tedesca è uscita dalla sua zona di comfort, ricalibrando una strategia di emissione che ha funzionato bene per decenni per raggiungere il più grande obiettivo di vendita di obbligazioni del dopoguerra: 479 miliardi di dollari.

L’istituzione nota come DFA ha fatto una rara offerta di titoli con scadenza a 15 anni con l’obiettivo di diversificare le scadenze offerte e attrarre una base di investitori più ampia. Tradizionalmente, l’emissione tedesca più a lungo termine è stata concentrata nei titoli a 10 e 30 anni.

L’agenzia ha raccolto 7,5 miliardi di euro, dopo che gli ordini hanno superato i 35,5 miliardi di euro per il nuovo titolo 2035, che è stato valutato 22 punti base in più rispetto a comparti comparabili.

I Bund a 10 anni in Germania sono scesi di 33 punti base quest’anno raggiungendo -0,52%, poiché gli investitori globali sono fuggiti verso debiti pubblici con rating più elevato per avere più sicurezza durante l’attuale pandemia di Coronavirus. I tassi dei bund a 30 anni, invece, sono scesi di 42 punti base nel 2020, raggiungendo -0,07%.