In una semplice tazzina di caffè possono convivere gusto, business, arte, design e sostenibilità. È questa la ricetta che dal 1933 Illy propone a tutto il mondo e che oggi Andrea, nipote del fondatore Francesco, in qualità di presidente porta avanti con un approccio umanistico ed etico allo stesso tempo.
Una storia che comincia all’indomani della Prima Guerra mondiale quando l’ungherese Francesco Illy sceglie Trieste come sua nuova patria. Inventa Illetta, l’antenata delle attuali macchine da espresso, un nuovo sistema per conservare l’aroma del caffè permettendo così di esportarlo ovunque, poi i celebri barattoli Illy.
Il figlio Ernesto dà il via al sistema delle cialde monoporzione e poi, negli anni Novanta, crea le serie di tazzine Illy Art Collection (insieme ad artisti come Matteo Thun e James Rosenquist), il Premio Brasile dedicato ai coltivatori eccellenti e, infine, l’Università del Caffè per studiare tutta la filiera produttiva.
L’impegno per la sostenibilità
Oggi, il gruppo Illy è presente in 140 paesi e distribuisce il suo blend composto da nove tipi di pura Arabica in oltre 100 mila esercizi. Con 483 milioni di euro di fatturato nel 2018 e quasi 1300 dipendenti, è uno dei brand più noti del made in Italy. Alla terza generazione degli Illy spetta il compito di declinare in forme nuove l’attenzione che l’azienda ha sempre avuto verso i produttori della materia prima.
Chimico di formazione, nel suo libro Espresso coffee: the chemistry of quality, Andrea Illy sintetizza in poche righe la sua visione e i valori che muovono le sue scelte: “Non immaginavo che attraverso quel lavoro mi sarei ritrovato a inseguire anche l’estetica e che il sogno di mio nonno e di mio padre sarebbe un giorno divenuto anche il mio, per una sorta di contagio di sangue e ideali. Avevo capito subito però che offrire il caffè migliore che la natura possa dare non è una professione come le altre, ma un’idea che ne comprende molte. Un’intera concezione del mondo che racchiude in sé i luoghi meravigliosi in cui le piante crescono e i chicchi vengono raccolti, i bar eleganti e le raffinate conversazioni tra intellettuali; il cinema, l’arte, le tazzine d’autore e la produzione zero difetti; il design, i frattali; e mille altre cose ancora. È un concetto che fonde insieme bontà e bellezza, esprimendosi al meglio solo attraverso equilibrio, proporzione, armonia. Questa idea mi avrebbe cambiato la vita”.
È Andrea a introdurre la certificazione della sostenibilità RSCP che valuta l’impatto sociale, ambientale ed economico su tutti gli stakeholder della filiera. E non è un caso se sotto la sua guida Illycaffè è la prima azienda italiana a entrare nel 2013 nella lista delle World’s Most Ethical Companies, stilata ogni anno da Ethisphere Institute.
A marzo 2020 l’annuncio: Illy cambia il proprio statuto e da Spa diventa società Benefit. Spiega lo stesso imprenditore triestino che “si verifica un particolare allineamento, tra la governance e il management, sulla filosofia che governa la società Illycaffè. Noi siamo una stakeholder company, non una shareholder company: i nostri portatori di interessi non sono solo gli azionisti, ma anche i consumatori, i clienti, i fornitori e i talenti che lavorano in azienda”.