Ritratto di Mr. Dazn, l’appassionato di arte che oggi scommette sul calcio italiano

A dire chi è Len Blavatnik prima di ogni presentazione c’è un numero preciso: 20,4 miliardi di dollari. A tanto ammonta il patrimonio che secondo la rivista americana Forbes ne fa il 48esimo uomo più ricco al mondo. Il difficile nome di questo magnate sessantenne di origini ucraine da qualche mese corre anche sulle bocche degli italiani, soprattutto di quelli che hanno aperto le proprie porte di casa (e la propria televisione) alla piattaforma Dazn, la Netflix del calcio che in Italia trasmette tre match del campionato di Serie A e tutte le partite della Serie B. Lo sport tuttavia è solo uno degli assi nella manica del re Mida del settore dell’entertainment mondiale.

Da emigrato a filantropo

Dazn fa parte di Perform Group, società fondata da Leonard (detto Len) Blavatnik, il prototipo dell’imprenditore self-made vecchia maniera che grazie a una anticipata comprensione delle nuove tecnologie ha saputo resistere in un mercato sempre più dinamico e irrequieto. Nato nel 1957 in Ucraina ma cresciuto a Mosca, Blavatnik emigrò insieme ai genitori negli Stati Uniti nel 1978, poco più che ventenne. Una volta arrivato negli Usa ottenne prima una laurea in Scienze informatiche presso la Columbia University e in un secondo momento un Master in business administration alla Harvard Business School. Nel 1986 fondò le Acces Industries, un gruppo specializzato in investimenti in diversi paesi, gruppo di cui mantiene ancora il ruolo di presidente.

Nonostante il passaporto statunitense, oggi predilige vivere a Londra, dove la sua super lussuosa residenza presso Kensington Palace Gardens, la strada dei billionaires, viene stimata intorno ai 300 milioni di sterline. Come tanti dei suoi “vicini” di casa si dedica con costanza ad attività filantropiche in favore di diverse associazioni. Solo nel 2016 ha donato 25 milioni di dollari alla Carnegie Hall, sede di concerti di musica classica e leggera tra le più famose al mondo, e la Tate Gallery gli ha appena intitolato un intero padiglione, dopo aver staccato un assegno da 67 milioni di dollari.

Al Victoria & Albert Museum di Londra il nuovo atrio di ingresso è stato battezzato “Blavatnik Hall” dopo l’arrivo di 6,7 milioni di dollari sempre da parte del magnate dei due mondi. Anche i teatri sono finiti nell’orbita del magnate: si deve infatti a lui il salvataggio del Theatre Royal Haymarket, uno dei palcoscenici più antichi di Londra ma in completo stato di abbandono.

Il terremoto della Brexit non ha intaccato un centesimo del suo vasto patrimonio, così resta saldamente in testa alla classifica dei paperoni del Regno Unito, con tanto di titolo di baronetto a certificare il raggiunto successo. Del resto la sua Perform Group macina record: ha chiuso il 2017 con un fatturato di 496 milioni di euro, di cui 102 riconducibili proprio da Dazn (con perdite però, per 418 milioni) e trasmette in live streaming qualcosa come 19mila eventi all’anno.

Tra i più importanti collezionisti di arte al mondo

Il vero amore di Blavatnik sono però, le tele. Quelle di Picasso e Modigliani sono le colonne portanti di un’imponente collezione costruita con attenzione e poca parsimonia, in cui trovano posto anche opere di autori contemporanei, grandi classici americani, russi e europei. Un amore per la pittura che gli è valso l’inserimento nella lista delle persone più influenti nell’arte attuale da parte di ARTnews. Un destino questo, che il patron di Dazn condivide con Roman Abramovich che insieme alla ex moglie Dasha Zhukova ha aperto un museo a Mosca, il Garage.
Il suo segreto? La diversificazione

Blavatnik costruisce la propria fortuna sulle ceneri della vecchia Unione Sovietica, al tempo della privatizzazione di inizio anni Novanta. Come altri oligarchi, riesce a mettere le mani sulle fabbriche di alluminio e da lì comincia a edificare l’impero, un pezzo alla volta, seguendo la regola aurea della finanza di diversificare il più possibile gli investimenti. Il cambio di passo avviene nel 2003 quando Acces Industries vendette la sua partecipazione nell’azienda petrolifera TNK-BP e il suo fondatore ne guadagnò la cospicua cifra di 7 miliardi di dollari.

Nel corso degli anni, Blavatnik è stato bravo soprattutto a muoversi tra più settori: dalla chimica con il colosso LyondellBasell, passando per il mondo dei media con Perform Group e Rocket Internet, per approdare alla moda con il brand Tory Burch. L’operazione con la quale si è guadagnato l’attenzione anche della stampa generalista è stata, però, l’acquisizione nel 2011 di Warner Music Group, una uscita da 3,3 miliardi di dollari, grazie alla quale è diventato uno degli uomini più influenti del mondo dell’entertainment. Il prossimo obiettivo? Conquistare il cuore (e gli abbonamenti) di almeno tre milioni di tifosi italiani.