La Bce dopo Draghi

Manca un anno alla scadenza del mandato di Mario Draghi a capo della Banca Centrale Europea (BCE) e ci si comincia già a chiedere chi sarà il successore. Nell’ottobre del 2019, infatti, si concluderà il periodo di carica di governatore dell’economista e qualcuno, quasi certamente non italiano, gli succederà. Essendo in carica dal 2011 Draghi, infatti, non potrà ricandidarsi.

A nominare il Governatore della BCE, come da prassi, è il Consiglio Europeo, l’assemblea dei capi di stato e di governo dell’Unione. Idealmente la BCE cercherà il candidato col miglior curriculum possibile. È inevitabile però che alcuni equilibri politici condizioneranno la scelta. Per molti punti vista, infatti, quello di governatore è considerato uno degli incarichi più rilevanti all’interno delle istituzioni europee. Sono proprio opera dell’azione di Draghi, le politiche economiche che, secondo molti analisti, hanno condizionato l’andamento economico dell’Europa dopo la crisi del 2008 e del 2011.

Per esempio, porta la sua firma il tanto discusso Quantitive easing, lo strumento con cui la Banca centrale europea acquista titoli di stato e che verrà spento entro l’inizio del nuovo anno. Forse anche grazie alla presenza di Draghi, la Banca Centrale Europea è stata la principale acquirente di Buoni del tesoro italiani. Insomma, quando tutti li vendevano per timore che fossero diventati un investimento poco sicuro, la Banca centrale ha cercato di mantenere la stabilità, aumentando la “campagna acquisti” di buoni del tesoro. Queste politiche hanno contribuito a mettere in cattiva luce l’economista agli occhi di alcuni Paesi che avrebbero preferito un approccio meno interventista. Vero è che, secondo alcuni esperti, è proprio il suo operato ad aver condotto l’Europa fuori da una delle peggiori crisi degli ultimi decenni.

 

Il candidato tedesco

Per il 2019 sembra che la poltrona più ambita dell’Unione, cardine delle politiche economiche europee, potrebbe andare nelle mani di un tedesco o di un francese. Tra i candidati più chiacchierati per la successione di Draghi, c’è il presidente della Banca Centrale Tedesca ed ex consigliere economico di Angela Merkel Jens Weidmann. Oltre ad essere molto rispettato nel settore, Weidmann ha il grande pregio di essere tedesco. Nella storia, infatti, la Germania non ha mai espresso un presidente della BCE.

Non tutti però sono convinti che sarà il candidato tedesco a essere eletto. Se Draghi avrà un peso nella scelta, infatti, è difficile che indicherà un successore così controverso. Le sue posizioni in materia di politica economica sono molto distanti da quelle di Draghi. Weidmann si è sempre opposto all’abbassamento drastico dei tassi di interesse a cui la BCE presta i soldi, una misura fortemente voluta da Draghi per spingere le banche a immettere denaro nell’economia generale e a frenare così la recessione del Vecchio Continente. È sempre Weidmann ad aver chiesto la chiusura del quantitative easing. Un altro rischio che alcuni vorrebbero evitare è quello della “germanizzazione” della BCE, che ha sede a Francoforte e dove quasi un terzo dei dipendenti sono tedeschi.

 

L’opzione francese

Weidmann non è l’unico nome che circola. Altri nomi papabili sono quelli del governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau: parla perfettamente tedesco, proviene dal settore bancario privato al vertice di Bnp Paribas ma ha anche esperienze nell’amministrazione pubblica come dirigente del Tesoro. Ha dimostrato di avere buoni doti da negoziatore ipotizzando una riforma dell’Eurozona che bene comprende sia le esigenze francesi che i vincoli tedeschi. Anche la sua candidatura però ha un problema: è francese. La Banca centrale infatti ha già avuto un presidente francese in tempi recenti (Jean-Claude Trichet, fino al 2011).

Altre ipotesi sono quelle di un economista di un paese minore, dalla Finlandia alla Svezia, al vetrice. Tra i candidati anche lo spagnolo Luis de Guindos, attuale ministro dell’Economia del suo Paese.