James Webb Space Telescope, il “bestione” che ci racconterà la storia dell’Universo

È sufficiente uno sguardo per notare quanto la sua stazza sia più massiccia del celebre Hubble, l’osservatorio spaziale più famoso e più prolifico di sempre. Il telescopio spaziale James Webb o, per i suoi compatrioti, James Webb Space Telescope, non è solo più grande, è anche molto più potente e viaggerà nel cosmo ben oltre ai confini raggiunti dal suo antenato, con uno sguardo che punta molto più lontano rispetto a quello di tutti i suoi simili.

Parliamo di fatto del più grande e sofisticato sistema per l’esplorazione dello spazio profondo mai progettato prima d’ora: un “bestione” che oggi, al termine dei lavori di sviluppo e all’antivigilia del lancio, si preannuncia come animale da palco indiscusso in materia di osservazione astronomica per molti mesi a venire.

Le aspettative della missione sono altissime, così come altissime sono state le risorse messe in ballo per vederlo sorgere, pezzo dopo pezzo, collaudo dopo collaudo. In termini di investimento economico, siamo (finora) tra i nove e mezzo e i dieci miliardi di dollari, che potrebbero però aumentare nel caso qualcosa dovesse andare storto: per ogni giorno di slittamento della data di lancio, si stima un aumento del costo del progetto di circa un milione di dollari. C’è da sperare, insomma, che nulla riesca a frenare la sua ascesa nello spazio, anche perché a farne le spese sarebbero le altre missioni scientifiche di Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e canadese.

Un faro nel buio e nel passato dell’Universo

Se Hubble ci aveva abituati a immagini spettacolari di ciò che ci circonda nello spazio, il James Webb ci lascerà senza parole, raggiungendo un livello di risoluzione mai toccato finora. Il suo incarico, in particolare, sarà guardare e raccogliere informazioni sempre più dettagliate sul Sistema Solare, ma anche aprire lo sguardo sulla Via Lattea, compreso il grande mistero che avvolge il suo centro galattico, occupato da un enorme buco nero.

E poi sempre più in là, fino agli esopianeti e le galassie lontane, nel tentativo di ripercorrere la storia dell’universo primordiale, quello dei primi istanti di vita dopo il Big Bang, in cui tutto ha avuto origine.

Pupille a infrarossi

Il suo segreto è il cuore del sistema di rilevamento, nello specifico un apparato di visione a infrarossi. A captare i segnali dello spazio più remoto sarà in particolare il suo specchio primario, un collage di pannelli del diametro di sei metri e mezzo che ricopre una superficie sette volte maggiore rispetto a quella del telescopio Hubble e interamente laminata d’oro.

Un binomio, quello di dimensioni e materiali, che consentirà di raggiungere una potenza anche cento volte superiore ai suoi predecessori e percepire “dosi” anche piccolissime di fotoni dall’oscurità degli angoli più lontani dell’universo conosciuto.

Uno show che inizia già col lancio 

Non dovremo però attendere fino ai primi rilevamenti per emozionarci. Lo spettacolo (per chi non si fosse già sintonizzato da tempo col dietro le quinte della missione, che è stata seguita integralmente in live cam) inizierà già al momento della partenza, prevista per l’inizio del 2021.

Il maxi telescopio salperà sulla rotta dello spazio profondo dalla rampa di lancio della base di Kourou, nella Guyana francese, a bordo di un vettore che lo accompagnerà ben oltre l’orbita terrestre, a 1,5 milioni di chilometri dal nostro pianeta. Le sue proporzioni non gli consentiranno di mettersi in viaggio nella sua conformazione finale. Lascerà per questo la Terra avvolto su se stesso come un bozzolo per poi dispiegarsi solo quando giunto a destinazione: la sequenza di apertura, di fatto lo sviluppo di un origami in scala mastodontica, sarà di per sé uno spettacolo da non perdere. Solo una volta “sbocciato” si metterà in ascolto dei segnali degli oggetti più distanti, provando a ricostruire il puzzle dell’Universo fino a 13 miliardi e mezzo di anni fa.