Sono passati più di dieci anni dal momento in cui si parlò per la prima volta di 5G. Era l’aprile del 2008 e la Nasa si associò alla Machine-to-Machine Intelligence Corp per sviluppare la nuova tecnologia di comunicazione. Oggi, invece, le reti 5G non sono ancora operative, ma molti Paesi stanno già predisponendo le infrastrutture e molte aziende stanno portando avanti progetti sperimentali. Il lancio della connessione 5G è previsto entro la fine del 2022. La data non è casuale. Le reti 5G, infatti, sfrutteranno la frequenza 700 Mhz che è quella attualmente in uso dalle emittenti televisive. Ma nel 2022 ci sarà lo switch-off al nuovo standard DVB-T2, quando la frequenza da 700 Mhz verrà lasciata libera proprio per lo sviluppo della nuova rete 5G.
Che cos’è il 5G
5G è un acronimo e per 5th Generation, cioè la quinta generazione di standard della telefonia mobile. Oggi la più veloce disponibile per navigare è la connettività LTE 4G. La rete 5G avrà una velocità di download fino a mille volte maggiore dell’attuale connessione 4G.
Esiste un’associazione, la Next Generation Mobile Networks Alliance, composta da produttori di dispositivi che sfruttano le reti mobili, venditori, operatori di telefonia e istituti di ricerca che studia la messa a terra globale del 5G. Gli obiettivi principali sono due: aumentare la velocità di connessione e migliorare la qualità del servizio. Per farlo, è necessario diminuire il più possibile il tempo di latenza, cioè l’intervallo che intercorre da quando si dà un comando a una macchina che si appoggia su rete mobile, a quando questa lo esegue.
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Il primato dell’Asia
L’area che oggi sembra più attrezzata nello sviluppo del 5G è l’Asia. La prima azienda telefonica a sostenere di aver sviluppato un sistema 5G è stata la sudcoreana Samsung. La Nippon Telegraph and Telephone ha lanciato la prima rete 5G del mondo in Giappone.
In Cina, Huawei e ZTE hanno investito svariate centinaia di milioni nel corso degli anni. Con il programma Made in China 2025 approntato da Xi Jinping, lo sviluppo tecnologico ha assunto un’importanza primaria: le compagnie cinesi sono tra le più attive anche nella creazione di centri di ricerca in territorio straniero, compresa l’Italia.
Il 5G negli Usa e in Europa
Anche negli Stati Uniti sono partite decine di sperimentazioni dove la parte del leone viene giocata da attori come Verizon, T-Mobile e Sprint. L’Europa, nonostante i progetti di ricerca lanciati dalla Commissione europea già a partire dal 2014, sembra invece indietro. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, le compagnie europee devono fare i conti con vincoli regolatori e burocratici maggiori rispetto ai competitor asiatici e statunitensi. La francese Orange e la svedese Ericsson sono state tra le aziende europee più attive per lo sviluppo del 5G.
Secondo un’analisi del Boston Consulting Group, A Playbook for Accelerating 5G in Europe, la quarta generazione mobile (4G) già nel 2021 non sarà in grado di soddisfare la domanda di dati nelle principali città. Le telco, affaticate dalle guerre dei prezzi e dalle entrate in calo, rischiano di procedere lentamente con il roll out delle reti. L’Europa, insomma, è indietro con il 5G e le compagnie non hanno abbastanza fondi per implementarlo. Gli analisti evidenziano che per garantire la tenuta del servizio sarebbe necessario triplicare la densità infrastrutturale – ossia il numero di ripetitori e antenne sul territorio – un impegno impraticabile in termini di costi, tempo e impopolarità. E l’avvento del 5G rischia di peggiorare persino la situazione.