Industria 4.0: a che punto siamo in Europa?

Il termine Industria 4.0 indica una tendenza dell’automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività degli impianti. Essa è incentrata sull’utilizzo dei dati come strumento per creare valore, intorno ai quali si muove la potenza di calcolo delle macchine. Le leve tecnologiche dell’industria 4.0 sono tante, per esempio big data, analytics, realtà aumentata e stampa 3D. Bruxelles investirà, da qui al 2020, 500 milioni di euro per la realizzazione di una Rete paneuropea di poli di innovazione digitale.

 

L’impegno della CE

La Commissione Europea punta ora a realizzare un network europeo di centri a supporto della digitalizzazione delle imprese. A inizio anno, la direzione generale Reti di comunicazione, contenuti e tecnologie (DG Connect) della Commissione Ue, ha lanciato una gara d’appalto europea per la realizzazione della Rete di poli di innovazione digitale, i Digital Innovation Hub (Dih). La gara mira a promuovere la collaborazione tra i vari poli di innovazione digitale presenti in Europa per sviluppare progetti comuni e costruire un network che possa accrescere la competitività europea in ottica Industria 4.0. Il valore totale stimato è di 1,5 milioni di euro. Nell’ambito della strategia Ue per la digitalizzazione dell’industria europea, i Dih svolgono un ruolo chiave nel supportare le imprese europee nella transizione verso un sistema produttivo 4.0.

 

La situazione europea

Anche in Europa sembrano essere diversi in Paesi che si stanno muovendo in questo senso. Tra gli altri, la Gran Bretagna, grazie al piano Catapult – High Value Manufacturing, la Germania, con il piano The Plattform Industrie 4.0, l’Olanda, con l’approccio Smart Industry, e la Francia, con Alliance Industrie du Futur.

Il piano Catapult, in Gran Bretagna, coinvolge università e player industriali per finanziare progetti aziendali e centri di ricerca applicata. La Francia con Alliance Industrie du Futur offre incentivi fiscali per la ricerca e il finanziamento di progetti di Industria 4.0.

 

Il caso inglese

La Gran Bretagna fa affidamento su un ampio ventaglio di crediti di imposta per finanziare le attività di ricerca e sviluppo delle imprese, nella speranza, talvolta mal riposta, che gli stimoli indiretti liberassero investimenti da parte del settore privato. In Gran Bretagna lo Stato si è attivato supportando la creazione di un’ampia rete di poli specializzati, i Catapults center, con collaborazione tra il pubblico e privato. Questi sostengono la realizzazione di progetti innovativi non solo attraverso gli sgravi, ma assorbendo il rischio e le incertezze durante dell’innovazione, I Catapults raccolgono scienziati ed esperti provenienti da centri di ricerca, organizzazioni pubbliche, imprese e comunità accademica per offrire consulenza a prodotti e servizi innovativi e per collaborare su progetti di ricerca finalizzati alla commercializzazione. Tra gli undici Catapults ci sono High Value Manufacturing; Cell and Gene Therapy; Compound Semiconductor Applications; Digital; Energy Systems; Future Cities; Medicines Discovery; Offshore Renewable Energy; Precision Medicine; Satellite Applications; Transport Systems.

 

Il caso tedesco

La Germania si occupa di finanziare progetti aziendali e centri di ricerca applicata e di fornire agevolazioni fiscali per investimenti in startup tecnologiche. La Germania occupa il primo posto al mondo per lo sviluppo dell’Industria 4.0 di 15 milioni di posti di lavoro in Germania dipendono in maniera diretta o indiretta dall’industria manifatturiera (e dalla sua digitalizzazione). Il Governo tedesco ha riconosciuto le enormi potenzialità dell’Industria 4.0 mettendo in atto programmi che incentivino la digitalizzazione delle PMI, quali l’Agenda digitale 2014-2017 e la Strategia digitale 2025, un’iniziativa integrativa del Ministero Federale dell’Economia (BMWi) presentata nel 2016. Il BMWi fornisce circa 100 milioni di euro per i programmi Autonomik für Industrie 4.0 e Smart Service Welt.

 

Il caso italiano

In Italia con il ministro Calenda è partito il Piano Industry 4.0 che prevede un notevole impegno economico sia per lo Stato (circa 13 miliardi di euro) sia per i privati (circa 24 miliardi). Lo Stato supporta gli investimenti e cerca di operare promuovendo un matching tra startup, Pmi innovative, mercato e investitori. Gli obiettivi formativi del Piano Industry 4.0 sono quelli di raddoppiare gli iscritti agli istituti tecnici superiori, erogare competenze 4.0 a 200mila universitari, formare 3mila manager e istituire 1900 dottorati di ricerca.