Il magazzino del futuro: come evolve il “dietro le quinte” del commercio grazie alla tecnologia

Un carrellone della spesa che si orienta tra gli scaffali come una macchinina telecomandata. Pallet pieni di merci che vengono introdotti e riordinati da carrelli ed elevatori senza alcun pilota al comando. Droni che sorvolano indisturbati il tutto, tenendo d’occhio la situazione. L’organizzazione delle “stive” dei grossi spazi commerciali si sta trasformando e al posto del viavai del personale in carne e ossa è sempre più presente, nelle sue molteplici forme, l’Internet of Things, che fa funzionare il tutto come una grande e ordinata scacchiera.

L’automazione consente di rendere il processo di organizzazione, smistamento e selezione dei prodotti continuo, giorno e notte, più economico, più sicuro, più veloce e anche più immediato, poiché, a differenza delle persone, le macchine non necessitano di alcun training per portare a termine il proprio compito. Ma quali tecnologie rendono possibile ripensare il “retrobottega” dei nostri negozi, così come dei centri per lo smistamento dell’e-commerce? Quali progetti sono già in atto? E cosa ci aspetta per il futuro?

 

Le pedine della scacchiera

Trasportare, sollevare, selezionare: sono queste le azioni necessarie quando si tratta della gestione di un magazzino, sia questo il deposito di un supermercato, di un centro commerciale così come di uno store online. Per portare a termine queste operazioni, i robot devono innanzitutto potersi spostare correttamente attraverso gli spazi adibiti. Per farlo, i sistemi più versatili, soprattutto quando si parla di merci non troppo ingombranti, sono quelli ispirati ai robot-aspirapolvere, come il Roomba: si muovono su ruote (oppure cingoli), hanno la possibilità di ruotare su se stessi a 360 gradi, hanno rotte che possono essere programmate in anticipo ma allo stesso tempo navigano in sicurezza evitando ostacoli temporanei e senza urtare le persone grazie a sensori che donano loro il senso della “vista”.

Devono inoltre poter afferrare le merci ed essere perciò dotati di “braccia e mani” di volta in volta adatti agli oggetti di turno. A seconda di ciò che dovrà manipolare, il robot-magazziniere deve essere dotato di proporzioni, materiali e capacità di regolare la presa idonee a ciascuna categoria merceologica: gestire il reparto frutta, oppure il carico di uova di un supermercato, è insomma ben diverso dall’accatastare cuscini, tappeti o risme di carta. Su questo fronte il mondo dei robot industriali si interseca con quello dell’anatomia e della bionica: sono diversi infatti gli arti robotici ispirati proprio dal mondo della natura e dal corpo umano che, oltre alla funzione riparatrice in qualità di protesi, offrono nuove prospettive anche in questo settore.

Oltre alle funzioni che potremmo definire “corporee”, un ruolo centrale è ovviamente quello della “mente”, cioè il sistema di gestione dell’intero apparato. Sensori e sistemi di comunicazione estremamente rapidi consentono alle componenti di ciascun robot di essere sincronizzate, così come a tutto ciò che è presente nella stanza di parlare e integrarsi nel corso delle operazioni: i prodotti in scadenza possono essere riconosciuti e smaltiti per primi, la velocità delle azioni può essere regolata a seconda delle necessità, gli errori possono essere scovati rapidamente da sistemi di controllo, e tutto funziona in automatico senza bisogno di controllare per forza ogni step del processo.

Tutto ciò risponde a precise esigenze di mercato, laddove (soprattutto negli acquisti online) c’è una fortissima richiesta di rapidità nella consegna e la competitività tra i servizi, come per esempio Amazon Prime, si gioca davvero sul filo di una manciata di ore.

 

Dietro le quinte dei grandi magazzini

Forse è ancora un po’ difficile immaginarselo, eppure gli esperimenti in atto stanno già coinvolgendo vari big del commercio. È il caso di Ocado, una grossa catena britannica di supermercati online, che oltre a distribuire prodotti per sé sta diffondendo la sua tecnologia anche ad altri del settore. Oppure di DHL, una delle più grosse compagnie di trasporti a livello globale, che ha aperto le sue porte al robot Fetch. E non poteva mancare Amazon, che dopo l’acquisto (ormai anni fa) della startup per robot logistici Kiva, si ritrova oggi a capo di una specifica divisione (nominata Robotics, appunto) per la progettazione e lo sviluppo di tecnologie per eseguire processi di gestione e prelievo sempre più avanzati.