Il boom del bike sharing

Il bike sharing vola alto. Recentemente il colosso della mobilità Uber ha acquisito la startup Jump, integrando una flotta di 12mila biciclette free floating alla sua offerta. E se ci punta anche Uber un motivo c’è di sicuro. Come spiega una ricerca di Statista, dal 2013, quando in tutto il mondo esistevano solo 700mila bici pubbliche, si è arrivati a 2,3 milioni nel 2016. La crescita più significativa si è verificata in Cina, con 430 servizi di bike sharing attivi.

Il nuovo modello “free floating

A differenza dei vecchi servizi sponsorizzati dalla città, la nuova generazione di aziende di bike sharing utilizza applicazioni mobili e tecnologia di localizzazione per consentire agli abbonati di trovare e sbloccare le biciclette parcheggiate ovunque sulla strada. Quando i ciclisti raggiungono la loro destinazione, possono parcheggiare e bloccare le biciclette ovunque, pagando una piccola quota in base alla distanza o al tempo di utilizzo. Questo modello (free floating o dockless) ha creato polemiche: molti si lamentano di migliaia di biciclette che ingombrano le strade delle città. Alcune città si sono addirittura mosse per vietare l’introduzione di nuove biciclette.

I numeri del mercato cinese

Quest’anno, dopo aver registrato un massiccio boom nel 2017, il mercato cinese della condivisione delle biciclette dovrebbe rallentare la sua corsa. 235 milioni di persone hanno usufruito di una bici condivisa, con un aumento del 14,6% rispetto al 2016. Si prevede che salirà a 276 milioni nel 2019, con un aumento del 17,4% rispetto all’anno precedente, secondo il rapporto pubblicato da iiMedia Research Group, società di consulenza con sede a Hong Kong. “I principali marchi di bike sharing hanno sviluppato una solida base di utenti ed economie di scala. Non hanno più bisogno di impiegare prezzi spietati per conquistare quote di mercato in futuro”, afferma il rapporto.

Il futuro del bike sharing

Più di 40 ritardatari si sono precipitati nel settore del bike-sharing, alimentando una competizione spietata che ha visto i giocatori spendere furiosamente per offrire forti sconti nel tentativo di conquistare una quota di mercato più ampia. Mobike e Ofo introducono spesso periodi di “corsa gratis” e distribuiscono piccoli premi e coupon. Molti dei rivali ai due principali player del settore si sono piegati da allora, incapaci di tenere il passo con la spesa. Secondo iiMedia Research Group, nel 2016 c’erano solo 28 milioni di ciclisti condivisi, ma il numero è esploso di oltre il 630% a 205 milioni l’anno successivo. Tuttavia, il settore continua a bruciare denaro. Ofo ha intrapreso un programma volto a trasformare la società in un’azienda redditizia, tagliando i costi e diversificando le proprie offerte, avventurandosi in pubblicità e prodotti finanziari.

Ma l’ecosistema, arrivato a contare una sessantina di aziende, ha iniziato a crollare l’anno passato. Circa una decina le società che hanno chiuso: fra le vittime illustri c’è anche Bluegogo, le cui attività sono state in parte rilevate da Didi Chuxing. Le startup americane, invece, corrono, e hanno contribuito a far schizzare il totale dei finanziamenti raccolti nel corso del 2017 a 2,8 miliardi di dollari, rispetto ai 343 milioni registrati l’anno precedente (dati Cb Insights). Ora è la sostenibilità del modello di business la sfida da vincere. L’esempio della cinese Gobee Bike, che ha deciso di abbandonare l’Italia e l’Europa per gli eccessivi costi imputabili alle troppe bici danneggiate o rubate è emblematico.