Dimmi in che università studi e ti dirò quanto guadagnerai

Studiare sì, ma quali materie e soprattutto in quale ateneo? Questa la domanda che diplomati e genitori si fanno in tutto il mondo nella speranza di indirizzare sforzi cognitivi e risorse economiche su un investimento che potrebbe rivelarsi strategico. Due gli obiettivi: riuscire a costruire un profilo spendibile in ambito internazionale e ottenere un salario migliore della media. La risposta a globalizzazione e crisi del mondo del lavoro può passare infatti dalla casacca dell’università che si sceglie di frequentare. Ecco allora quali sono le eccellenze che possono assicurare più opportunità.

 

L’Olimpo delle università

È il Massachusetts Institute of Technology (MIT) la migliore università al mondo per il settimo anno consecutivo, superando Harvard, che ha detenuto questo ambito titolo per sei edizioni. In Italia il miglior ateneo è il Politecnico di Milano mentre nella sfida tutta inglese, per la prima volta, Oxford supera Cambridge. A dirlo è la quindicesima edizione del QS World University Rankings. Il rapporto è stato pubblicato da QS Quacquarelli Symonds, società globale di consulenza specializzata nell’analisi del settore universitario.

Gli Stati Uniti mantengono le prime quattro posizioni che restano invariate rispetto alla scorsa edizione, mentre per la prima volta, Oxford (5° posto) supera Cambrigde (6° posto) e conquista il primato europeo.

La novità è che per la prima volta un’università cinese, Tsinghua University (17ma) entra tra le top 20 al mondo. Anche la National University of Singapore (11ma) e la Nanyang Technological University (12ma) sono a un passo dal raggiungere la top 10, segno che i centri di ricerca d’eccellenza e le “knowledge powerhouses” in Asia sono sempre più competitive.

 

Il meglio in Italia
Tra gli atenei italiani il Politecnico di Milano si conferma la migliore università del nostro Paese per il quarto anno consecutivo (al 156mo posto nella classifica mondiale). L’argento italiano va alla Scuola Superiore Sant’Anna Pisa (167ma), che balza in avanti di venticinque posizioni; sul podio anche la Scuola Normale Superiore di Pisa che ne guadagna diciassette, piazzandosi al 175mo posto. Anche l’Università degli Studi di Bologna sale di otto posizioni, e si classifica 180ma.

Nella fascia Top 600, l’università italiana che cresce più significativamente rispetto allo scorso anno è l’Università degli Studi di Padova (249ma), che con un salto di 47 posizioni, è tra le migliori 250 al mondo. Questa ascesa è ascrivibile al progresso ottenuto in quattro dei sei indicatori che compongono il ranking. Una nota particolare merita il Politecnico di Torino (387ma posizione), che perde ottanta posizioni per un declino in cinque dei sei indicatori.

Lo studio evidenzia, inoltre, che l’Italia è quarta in Europa per numero totale di università incluse nella classifica. Per numero di università tra le prime 200 al mondo, l’Italia è settima, a pari merito con il Belgio, tra le nazioni Europee, dopo Regno Unito, Germania, Olanda, Svizzera, Francia e Svezia.
“Quest’anno – ha commentato Ben Sowter, direttore del Dipartimento di Ricerca di QS – 24 Università italiane su 30 migliorano nella considerazione della comunità accademica internazionale. E 25 migliorano nel criterio che misura l’impatto della ricerca. Sono trend positivi, specialmente considerando la competitività globale che cresce incessantemente. Se si considerano i singoli indicatori, le università italiane compaiono tra le prime cento in otto occasioni”.

 

Quanto vale la laurea?

Scegliere l’università giusta può dare maggiori chance di trovare lavoro ma soprattutto uno stipendio più pesante. A fotografare il rapporto tra lauree e retribuzioni è l’osservatorio Job Pricing, in partnership con Spring Professional. Sul piano del reddito lordo annuo medio, i laureati superano di 11.900 euro i diplomati (39.730 euro contro 27.849).

Nei primi dieci anni di carriera i laureati italiani che guadagnano di più sono quelli della Bocconi, con uno stipendio medio di 35.500 euro lordi annui. Al secondo posto quelli del Politecnico di Milano (32.905 euro) e al terzo quelli della LUISS (32.870 euro). Numeri che vanno raffrontati alla busta paga media nazionale che è di 30.480 euro lordi annui.

Dopo i 45 anni di età la situazione cambia: i laureati ultra 45enni percepiscono in media 49.427 lordi annui, ma per Bocconi (63.861 euro), Cattolica di Milano (61.040) e LUISS Guido Carli (58.892) la situazione è sicuramente più rosea. Secondo il rapporto 2017, chi ha studiato in una università privata, ha mediamente un reddito annuo lordo di 45.553 euro, nella fase centrale della propria carriera, vale a dire 6.500 euro all’anno in più rispetto alla media di quanti ne percepiscono i laureati delle università pubbliche (39.026 euro).

Il blasone fa tanto, ma parimenti influente è il tipo di facoltà a fare la differenza: le facoltà scientifiche consentono sia l’ingresso a livelli retributivi maggiori sia una crescita del salario più alta nel corso della propria carriera. Nei primi dieci anni dall’ingresso nel mondo del lavoro sono i biologi quelli che guadagnano di più (35.410 euro di media). Ma tra i 25 e i 54 anni sono le lauree in Ingegneria Chimica e in Chimica a offrire gli stipendi più alti. Quelli legati a guadagni più bassi, invece, sono i corsi di laurea che afferiscono all’area delle Scienze pedagogiche e psicologiche (25.242 euro).