ESG, un investimento al servizio del sociale e dell’ambiente

Consapevoli, sostenibili e responsabili da un punto di vista sociale. Sono questi i requisiti dell’ultima generazione di investimenti, quelli che rispettano i criteri Environmental, social and governance – più noti con l’acronimo di ESG – nel processo di costruzione del portafoglio.
Secondo quanto riferisce il rapporto 2016 della Global Sustainable Investment Alliance, l’associazione che riunisce gli operatori del settore a livello globale, gli investimenti ESG valgono la cifra di 22.890 miliardi di dollari, con l’Europa a fare da continente capofila della virtù. Ma cosa sono esattamente?

 

Uno strumento al servizio del sociale e dell’ambiente

Sono tre le parole che compongono la sigla ESG e ognuna di esse rimanda a tre distinte sensibilità sociali. Il primo ambito è quello ambientale e comprende diversi rischi: dai cambiamenti climatici, alle emissioni di CO2, dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua agli sprechi e alla deforestazione. La seconda sensibilità è quella che concerne i diritti umani, le politiche di genere, i rapporti con la comunità civile e gli standard lavorativi. Il terzo e ultimo tema si riferisce alle pratiche di governo societarie (le procedure di controllo, la retribuzione dei manager, la composizione del consiglio di amministrazione, la condotta dei vertici e dell’azienda in termini sia legali sia etici).

Definire gli ESG non è comunque semplice. Il primo riferimento per tentare una spiegazione è costituito dai sei principi promossi dalle Nazioni Unite nel 2006, più conosciuti come PRI (Principles for Responsible Investment), sottoscritti in modo volontario da quasi 1400 firmatari tra investitori istituzionali, società di gestione del risparmio e fornitori di servizi per un totale di 59mila miliardi di asset in gestione (dati di fine 2015) con l’intento di favorire la diffusione dell’investimento sostenibile e responsabile tra gli investitori istituzionali.

L’adesione a tale protocollo comporta il rispetto e l’applicazione dei seguenti principi:
1. incorporare parametri ambientali, sociali e di governance (ESG) nell’analisi finanziaria e nei processi di decisione riguardanti gli investimenti;
2. essere azionisti attivi e incorporare parametri ESG nelle politiche e pratiche di azionariato;
3. esigere la rendicontazione su parametri ESG da parte delle aziende oggetto di investimento;
4. promuovere l’accettazione e implementazione dei Principi nell’industria finanziaria;
5. collaborare per migliorare l’applicazione dei Principi;
6. rendicontare periodicamente sulle attività e progressi compiuti nell’applicazione dei Principi.

Performance e numeri

Negli ultimi 24 mesi la crescita degli investimenti ESG è stata esponenziale. Se azioni e fondi azionari sono ancora la soluzione preferita da parte di chi investe, dal primo semestre 2017 in poi, hanno preso sempre più piede anche gli investimenti obbligazionari che si incentrano sui green bond: tali emissioni sono aumentate quasi del 40% rispetto al 2016. Se si guarda all’insieme degli investimenti azionari e obbligazionari, la crescita globale del green è dell’ordine del 25% negli ultimi due anni come calcolato nel corso della Settimana della Finanza sostenibile e responsabile (SRI Week).

Un report della società di consulenza McKinsey intitolato From “why” to “why not”: Sustainable investing as the new normal ha mostrato come la presenza di ESG nell’analisi di investimento cresca del 17% all’anno, con gli ESG in continua espansione: sono infatti arrivati a pesare ormai il 26% del totale nei portafogli mondiali, l’equivalente di 22.890 miliardi di dollari Asset Under Management (AUM), secondo gli ultimi dati relativi al 2016. Un successo dovuto in larga parte ai migliori rendimenti.
Un incoraggiamento a livello europeo

È dello scorso maggio la proposta avanzata dalla Commissione Ue per spingere ancora di più gli investimenti verso le attività sostenibili e verdi introducendo nuovi obblighi per le società finanziarie. Le misure proposte puntano a creare in primis una “tassonomia”, cioè criteri che determineranno quali attività sono verdi. Inoltre, chiariranno agli investitori istituzionali, cioè asset manager, assicurazioni, fondi pensione, o consulenti finanziari, come integrare gli obiettivi ESG nei loro processi decisionali. Questi dovranno poi dimostrare come i loro investimenti sono allineati agli obiettivi. Infine, saranno obbligati a proporre investimenti sostenibili anche agli investitori retail. “Dovremmo mettere i nostri soldi in progetti che sono compatibili con i nostri obiettivi di decarbonizzazione e lotta al cambiamento climatico, è importante per l’ambiente, l’economia e la stabilità finanziaria”, visto che “tra il 2007 e il 2016 le perdite per i disastri ambientali sono aumentati dell’86%”, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis.