Brunello Cucinelli, quando il business incontra la bellezza e l'etica

Brunello Cucinelli è considerato il re del cashmere, ma ha costruito una storia imprenditoriale di successo su un approccio umanistico al business prima che sull’eccellenza dei suoi maglioncini. Quando scelse la quotazione in Borsa, per esempio, spiegò che l’operazione avrebbe assicurato una crescita “sana, garbata e sostenibile”, visione del business che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

 

Gli inizi

Il gruppo nacque a metà degli anni Settanta, quando Brunello studiava ingegneria per rendere i suoi genitori contadini orgogliosi e sereni sul suo futuro: “Come tutti i genitori che avevano conosciuto prima il lavoro nei campi e poi quello in fabbrica, anche mio padre sognava una laurea per un figlio che non dovesse faticare come lui”, ha raccontato lui stesso.

Ma disegno tecnico e calcoli non erano nel suo destino: abbandonati gli studi, iniziò a seguire il progetto di dare colore e originalità al cashmere, una fibra che all’epoca finiva nei costosi maglioncini made in England, lisci o a trecce, sempre e solo grigi, blu e beige.

Era il 1978 e il suo primo laboratorio apriva i battenti a Ellera di Corciano, nel Perugino: la prima cinquantina di pulloverini, freschi, vivaci e da donna andarono a ruba in un baleno. Da subito si rivolse ai mercati stranieri, Germania e Stati Uniti in testa, paesi di grande stabilità economica e innamorati del bello italiano. Nel 2018, il gruppo ha riportato ricavi netti pari a 553 milioni di euro, di cui oltre il 90% del fatturato ottenuto all’estero, con la presenza di oltre 1.600 addetti.

 

Dalla filosofia alla visione umana del business

Cucinelli non è mai comparso nelle cronache mondane o nei talk televisivi. Su di lui i fari dei media si sono accesi soprattutto quando ha spiegato che, di sua iniziativa, paga gli operai il 20% in più di quanto stabilito dal contratto. Del resto è convinto che ‘”troppa finanza uccida l’industria” e che “’a volte i grandi manager sono grandi bufale, perché privi di umanità”. In virtù di queste convinzioni, si sente più custode che padrone della sua azienda e i suoi operai hanno le chiavi della fabbrica e non possiedono il cartellino delle presenze.

La sua citazione preferita è una frase attribuita a Socrate (“L’amore per la conoscenza riecheggia nei nostri cuori e nutre la grandezza dei pensieri”) e nelle poche interviste e apparizioni societarie parla di Alessandro Magno e di Aristotele con un fervore assolutamente insolito per un campione del capitalismo: “Faccio l’industriale fino alle 18 poi chiudo bottega e vado a casa come i miei operai, perché la qualità della vita è importante per tutti. Non vedo la televisione, quindi ho tempo per leggere, e sono un uomo rigoroso, di scuola benedettina. Senza spiritualità non si cura il mal di vivere. Il 60% dell’umanità prende pasticche per dormire, è assurdo”.

 

Un imprenditore al servizio del territorio

Nel 2017, al Kiel Institute for the World Economy per il Global Economy Prize, dichiara il forte legame con la sua Umbria e il suo impegno per un territorio ricco di storia e bellezza: “Il grande sogno della mia vita è sempre stato quello di lavorare per la dignità morale ed economica dell’essere umano. Volevo che l’impresa facesse sì profitti ma con etica, dignità e morale, fabbricando manufatti senza recare danni al creato o perlomeno il meno possibile. Vivo e lavoro con la mia famiglia in un piccolo borgo umbro trecentesco di nome Solomeo che ha dato i natali a mia moglie. Qui, ascoltando il “genius loci” e la sapiente parola dei miei maestri, ho eseguito un restauro durato 30 anni, cercando di realizzare il sogno di sentirmi custode pro tempore. Il mio piccolo sogno guarda a quello del mio grande maestro Adriano Imperatore, quando dice: mi sento responsabile delle bellezze del mondo”.

Dopo il restauro conservativo del piccolo paese e della periferia di Solomeo, vero e proprio “Borgo dello Spirito”, con la Fondazione Brunello e Federica Cucinelli ha progettato un Teatro, tempio laico dell’arte, il “Monumento”, dedicato alla dignità dell’uomo, e la “Cantina”, nel rispetto della dignità della Terra. Dopo il terremoto che il 26 ottobre 2016 ha distrutto Norcia, Cucinelli si è impegnato a restaurare il Monastero di San Benedetto e la Torre Civica.